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La leggenda di Kaspar Hauser

Regia di Davide Manuli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La leggenda di Kaspar Hauser

di hallorann
8 stelle

Davide Manuli in Italia, forse, è l’unico che fa cinema sperimentale fregandosene del mercato e dell’industria. Come Romano Scavolini e il tedesco Syberberg negli anni sessanta continua a modo suo una “tradizione” in cui non ci sono regole e canoni da seguire. Quarant’anni fa sarebbe stato pop (come i film di Schifano e Brocani o come il capolavoro SCARABEA), oggi techno. L’autore dell'imperfetto BEKET riprende per sommi capi la trama de L’ENIGMA DI KASPAR HAUSER di Herzog per riadattarlo ai giorni nostri (?). Su un’isola (che non c’è) assolata da un b/n quasi accecante vivono un pusher in motocicletta, una duchessa, un prete, uno sceriffo, una puttana e due servi. Kaspar Hauser arriva dal mare, è una figura efebica con scritto sul petto glabro il suo nome, porta due grandi cuffie. Lo sceriffo lo protegge convinto che sarà il re che tanto attendono, gli fa fare dei giri sopra un mulo, lo educa a diventare un DJ. Il giovinetto imberbe e stordito ripete meccanicamente poche parole o frasi (come l’originale “voglio diventare un cavaliere come mio padre”, che qui poi storpiano in “vuole diventare un cavallo”), suscita curiosità, un prete disilluso e senza fede lo interroga ma finisce sovente col confessarsi con se stesso tra un calcio ad un pallone e un girotondo in bicicletta. L’isola è una terra arida di affetti e di umanità: un cliente reclama coccole da una puttana triste, mentre la Duchessa vuole che Kaspar faccia anche miracoli non solo il buffone alla sua “corte”. La musica sarà il Paradiso per il disadattato Hauser, una leggenda e niente più, uno straniero, un alieno incompreso. LA LEGGENDA DI KASPAR HAUSER va valutato come un’opera d’arte costituita da tante installazioni umane in movimento dotate di parola. Arte programmata e minimale per frammenti. Vincent Gallo interpreta due ruoli speculari recitando perlopiù in inglese, Claudia Gerini è un’impettita Duchessa, Fabrizio Gifuni con accento alla Papaleo recita monologhi e versi di Giuseppe Genna. Musiche potenti e ammalianti del francese Vitalic. Per chi non riesce a farsi suggestionare prego osservare gli incantevoli scenari della provincia oristanese, arcaici e inafferrabili come l’enigma venuto dal mare K.H.

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