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Lincoln

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Lincoln

di wundt
10 stelle

Chiariamo subito un concetto: chi, dopo aver visto "Lincoln", l'unica sentenza che riesce a pronunciare é: "Che noia!" o non ha mai visto un film noioso (e quindi non si é mai sorbito Bergman o Antonioni) o si merita roba tipo "Ghost Movie". Bene, chiarito questo piccolo particolare, seppur, me ne rendo conto, suoni come un qualcosa di fastidiosamente snob, parliamo del film. O meglio, parliamo di Spielberg: gli ultimi suoi due film, "Le avventure di Tin Tin" (meriti, e demeriti, da dividere col tolkeniano Peter Jackson) e soprattutto "War Horse" sono andati abbastanza maluccio da poter essere classificati sotto la categoria flop. Il primo non meritava, il secondo meritava di peggio. La scommessa Lincoln, con due fiaschi di tale portata alle spalle, non era una scommessa già vinta in partenza. Perché se Spielberg gira (come sarà) il quinto episodio della saga di Indiana Jones il successo é assicurato a prescindere, ma un film come Lincoln no, può riuscirti malissimo, può riuscirti benissimo. A Spielberg é riuscito benissimo. 
Gli ultimi quattro mesi di vita del presidente più amato di sempre (non da tutti, ma l'apprezzamento totale é roba da dittatori sanguinari), tra le esigenze familiari (una moglie dal fragile equilibrio psichico), esigenze politiche (abolire la schiavirù), esigenze sociali (far terminare la Guerra Civile). E uno Spielberg che non t'aspetti, perché seppur in film quali "Schindler's List" o "Il colore viola" l'azione era ridotta al minimo perlomeno c'era, qui no, qui tutto é legato al potere straordinario, e allo stesso tempo ammaliante, delle parole. Come é giusto che sia: la politica é parola, é compromesso politico e morale che viaggia attraverso il convincimento psicologico. Uno snervante gioco di parole con cui si possono mescolare i destini del mondo. Ciò giustifica la prima parte, lenta, solenne, fredda e algida (ma non é, come molti dicono, un fattore negativo), sferzata da potenti immagini di primi piani o volti segnati dal tempo. Il secondo tempo é un crescendo rossiniano: l'approvazione del 13esimo emendamento sul filo del rasoio é emozionante e passionale, ed é questa la sfida vinta da Spielberg, appassionare il pubblico non con serpenti o ponti traballanti stile Indiana Jones, ma con leggi, burocrazia, carteggi, pensieri, filosofie, Euclide e il teatro. 
Magistralmente fotografato, ottimamente diretto e meravigliosamente interpretato da un cast tra i migliori visti negli ultimi anni: scontati gli applausi per Daniel Day-Lewis (doppiato da noi da Pierfrancesco Favino), meno scontati (ma forse no...) quelli per un monumentale Tommy Lee Jones e una corretta e diligente Sally Field (monocorde come la parte richiede). "Lincoln" é opera complessa e poco malleabile ad una prima occhiata, ma é sicuramente uno dei film più belli (o perlomeno più "civilmente" impegnati) degli ultimi anni. Con ansia aspettiamo, cappello in testa e frusta in mano, le ennesime peripezie di Indiana Jones (che, a scanso di equivoci, non sono affatto disprezzabili, anzi...), per ora però godiamoci la maestosa complessità di uno dei 6 o 7, fate voi, migliori film firmati Steven Spielberg.

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