La recensione su 007 Skyfall

Dato inizialmente per morto, l'agente 007 torna al serivizio dell'MI6 per testare la propria lealtà nei confronti di M, impegnata in una guerra informatica contro Raoul Silva, un ex-agente della medesima agenzia di spionaggio britannica.

"Noi non siamo più ora la forza che nei giorni lontani muoveva la terra e il cielo. Noi siamo ciò che siamo un'uguale indole di cuori eroici, infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti della volontà di cercare, trovare e non cedere mai".

'Skyfall'. La caduta dal cielo, la caduta (e la rinascita) di James Bond. Con opere del calibro di 'American Beauty', ' Road to Perdition' e 'Revolutionary Road' sulle spalle, Sam Mendes si cimenta nel suo primo blockbuster, prendendo in mano le redini di 007 e dell'inesperienza di quest'ultimo, trasformandola in un arma a doppio taglio; Con Dalton e Brosnan, la saga dell'agente britannico sembrava essere alla frutta, la stanchezza e la vecchiaia del medesimo personaggio erano percepibili più che mai. Non c'era ombra di dubbio: era necessario non solo un nuovo "volto", ma anche una (ri)modernizzazione del tutto, in parole povere, una visione alternativa. Anche se, come ben tutti sappiamo, Mendes compreso, eliminare definitivamente il classico non porta mai a nulla di buono. Lo capiamo grazie ad un dialogo tra 007 e Q, il nuovo responsabile della sezione tecnica dell'MI6: ["Una pistola e una radio, non è esattamente Natale direi" - "Cosa ti aspettavi, una penna esplosiva? Sono articoli che non usiamo da un pezzo"], ["Il nuovo mondo"], risponderà Bond con tono indignato. Con 'Skyfall' è giunto il momento dei saluti, di tirare una linea per separarsi e, di conseguenza, lasciarsi il passato alle spalle. Dopo una riabilitazione, non andata a buon fine, per James Bond è necessario abbandonare il desiderio personale di vendetta e di imboccare una matura strada verso il dovere. Le acque che accolgono il corpo (apparentemente) senza vita di Bond rappresentano l'emblema della purificazione, del cambiamento ed (in primis) della risalita, una magnifica sequenza accompagnata dalle note di 'Skyfall', brano di Adele. La gran poca azione lascia il proprio spazio all'introspezione psicologica e fisica del protagonista, alle prese con Raoul Silva, ad ora, la nemesi "Bond-Craigiana" per eccellenza, interpretato dall'immenso Javier Bardem. Il rapporto tra 007 e M, una delle cose più belle e simboliche dell'intera saga, viene finalmente mostrato in ogni minima sfaccettatura, rendendo la co-protagonista, interpretata da una Judi Dench al massimo della potenza, la "Bond-Girl" (metaforicamente parlando) definitiva. Per ultimo, ma assolutamente non meno importante, il più che ottimo cast di contorno, composto da Ralph Fiennes (Gareth Mallory), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Albert Finney (Kincade), Bérénice Marlohe (Sévérine) e Ben Whishaw (Q). La mano esperta di Sam Mendes, dietro la macchina da presa, è percepibile in ogni singola inquadratura: la regia e il montaggio equilibrati, puliti e mai confusionali si amalgamano alla perfezione, rendendo ciò che alla base risultava un semplice blockbuster, una vera e propria opera autoriale. 
Una nuova missione, un nuovo equipaggiamento, una "nuova" auto, un nuovo M, un nuovo 007. Questo è 'Skyfall', un diamante che conserva con fierezza la propria grezzità, la prova che James Bond, per il momento, non ha alcuna intenzione né di invecchiare né tantomeno di essere dimenticato.

In attesa della visione di 'Spectre', diretto anch'esso da Sam Mendes per mia grande felicità, 'Skyfall' resta il miglior film sull'agente britannico dell'epoca "Craigiana".