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The Master

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Master

di Utente rimosso (SillyWalter)
8 stelle

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE BESTIA

 

 


        "L'uomo non è un animale. Noi non facciamo parte del regno animale. Sediamo molto al di sopra della moltitudine, appollaiati come spiriti, non come bestie." 


        Bella intuizione quella di esplorare le possibilità di un credibile maestro spirituale, una personalità trascinante, non priva di contraddizioni ma anche ricca di intensità e "spessore metafisico", affiancandole poi una figura-reagente che  stimoli, esalti e contraddica la sua filosofia.

         Lancaster Dodd (P. S. Hoffman) è il maestro, the Master, scienziato, scrittore, filosofo, mistico di rango. Ha veramente poco a che fare con l'Hubbard fondatore di Scientology, delirante imbonitore opportunista con ascendente su menti fragili e hippies. Dodd è solido, ha carisma, è la guida affidabile e razionale di una famiglia estesa, di seguaci spontanei, uno studioso dell'evoluzione dell'uomo e della vita eterna dell'anima.

         Dodd incontra per caso Freddie Quell (J. Phoenix) e percepisce un'istintiva affinità, nonostante questo sembri a tutti gli effetti il suo opposto. Freddie è tutto e nulla, marinaio, fotografo, veterano di guerra congedato dall'esercito per una "condizione nervosa", sessuomane, alcolizzato figlio di un alcolizzato e di una malata di mente, un "misfit"senza radici, privo di controllo sulla sua emotività, fuori tempo rispetto all'amore e agli appuntamenti della vita.

 

 

 

         Secondo la filosofia di Dodd l'uomo si riavvicinerà alla perfezione riprendendo contatto con la sua anima immortale. L'uomo dev'essere spirito, non bestia. Ovviamente Freddie parrebbe bestia (Dodd glielo dice anche più volte) e Dodd se non è spirito è certo più in contatto con il suo spirito di chiunque altro, è conscio della sua parte eterna. Non per niente riconosce in Freddie l'amico di una vita passata e questo fa scattare in lui la scintilla, lo ispira a definire la sua disciplina. Dodd sta cercando di riavvicinare anima e corpo e questa sua ricerca riceve un impulso proprio quando lui (anima) e Freddie (bestia/corpo) si riavvicinano. È il flash back di un'amicizia che getta Dodd indietro nel tempo dando profondità alle sue intuizioni sulle vite passate, ma gli dà forse anche un sentore di "perfezione", un esempio della completezza dell'essere umano in cui anima e corpo si ricongiungono e dialogano.

          Freddie sarà per Dodd la sua cavia e il suo "protegé". Freddie è un leone in gabbia che gira avanti e indietro tra due pareti e non riesce a trascendere la materialità del suo corpo e di quello che ha attorno, non riesce ad andare oltre  i confini della sua unica, limitata vita. Per Freddie i confini sono sempre materiali e visibili e nel deserto, in sella alla moto, manca nel darsi mentalmente un limite e lascia che siano i sensi a scegliere per lui. Il fallimento dei tentativi di guarire (condizionare? Piegare?) Freddie determinerà il definitivo allontanarsi dei due (ormai sono così distanti che se si ritroveranno in un'altra vita saranno "nemici giurati'). "Slow boat to China" canta Dodd quando si dicono addio (la canzone come una memoria antica che emerge istintivamente dal passato). "Ti voglio portare in un lento viaggio in barca verso la Cina". È forse la dolorosa consapevolezza del viaggio lungo e solitario che attende la sua anima separata irrimediabilmente da un vecchissimo amico (o privata di una controparte bestiale forse essenziale).

 

 

 

        Quello che però rende i due personaggi gravidi, sfaccettati e intensi, e che forse fa sì che si attraggano e respingano di continuo sono le loro contraddizioni. La divisione delle parti non può essere netta. In fondo Freddie e Dodd sono esseri  umani e  vivono l'ambivalenza di ogni uomo.

         Freddie dovrebbe essere corpo (bestia) eppure è leggero, istintivo e spontaneo, volatile, libero, non condizionabile, non radicato, non costretto da legami, dalla logica, dalla responsabilità verso persone, cose o verso la propria anima immortale. Freddie è immemore, beve e ha bevuto per dimenticare (e a furia di bere benzina e diluente avrà cancellato per bene anche tutte le vite passate), vive solo il  presente, caratteristica tipica dei buddha e delle anime, per cui è tutto un eterno presente. Allora Freddie è più anima o più corpo?

         E Dodd dovrebbe essere spirito, ma in realtà è "solido" (anche corpulento), razionale, radicato tramite la famiglia e i "seguaci", la sua vita è più estesa e "pesante" perché sa delle sue vite passate e della sua parte immortale, perché per lui la vita non è più un semplice percorso che parte dal nulla e finisce nel nulla ("ha preso al lasso il drago "). Le rinascite," la Causa", le responsabilità, l'identità forte che gli è riconosciuta sono tutte strutture che gli danno volume e pesantezza. E ovviamente non è privo di istinti. Ad esempio gli piace l'incredibile intruglio di Freddie, perde la pazienza più di una volta e ha pulsioni sessuali tenute a bada in maniera pratica dalla moglie.

         A quanto pare l'essere umano è un paradosso e un garbuglio troppo complicato per rispondere alle teorie e agli esercizi di perfezionamento di Dodd.

         Il film sembra terminare su una nota di solitudine profondissima per Dodd e di allegra "socializzazione" per Freddie. Essere più corpo che  anima ha comunque i suoi lati positivi. 

 

 

 

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