Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film
L’incontro di due uomini entrambi alla ricerca di certezze, di conferme, di sicurezze e di accettazione. Appoggiatisi l’uno all’altro, il fragile Freddie/Phoenix portando in dote la sua confusione e la sua rabbia, e lo scaltro Lancaster/Hoffman con la sua baldanza e la suo istinto di uomo/alpha, né il primo né il secondo troveranno la strada per completarsi a vicenda, nonostante i titanici e spesso inconsapevoli sforzi di entrambe, ritrovandosi accoccolato come in partenza accanto alle sue donne di sabbia Freddie, e perso in uno smisurato salone da condottiero in totale solitudine con l’eccezione di sua moglie Lancaster. Scartando con l’abilità di un terzino i probabili impicci che gli ancora potenti dianetici d’America gli avrebbero creato con troppa Scientology in troppa evidenza, l’ottimo Anderson piazza una partita tutta giocata sul rapporto quasi morboso tra i due protagonisti, sui loro volti sui quali indugia lungamente in primi piani che non lasciano respiro, e che fanno terra bruciata dei terreni sui quali sarebbero potute crescere le potenziali quanto inutili polemiche, salvando dalle basse speculazioni questo suo ultimo bellissimo film. Peccato che non sia invece riuscito a sfuggire al clamoroso abbaglio veneziano dell’ultimo festival, dove gli è stato preferito (oddio!!! com’è potuto accadere?!?!) il “pietoso” film di Kim Ki Duk per il Leone d’Oro, salvandosi in corner con l’ex-aequo ai due protagonisti maschili.
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