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Vita di Pi

Regia di Ang Lee vedi scheda film

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La recensione su Vita di Pi

di steno79
7 stelle

Ang Lee è un regista molto fortunato, almeno in fatto di premi ricevuti: ha vinto due volte l'Oscar come miglior regista, per "Brokeback mountain" e appunto "Vita di Pi", l'Oscar per il film straniero con "La tigre e il dragone", due Leoni d'Oro a Venezia, due Orsi d'Oro a Berlino, il Golden Globe, il Bafta e chi più ne ha più ne metta... Tuttavia, la sua filmografia, dove spiccano soprattutto opere di buona fattura spettacolare o intimista come "La tigre e il dragone" e "Brokeback mountain", non sembrerebbe giustificare una simile pioggia di riconoscimenti.
Con "Vita di Pi" Lee fa un adattamento di un bestseller dello scrittore canadese Yann Martel e sperimenta le potenzialità del 3D per la prima volta. Per dovere di cronaca devo ammettere che ho visto il film in televisione in 2D e quindi credo di aver perso una parte del fascino visivo della pellicola, ma l'impatto delle immagini mi è sembrato comunque molto piacevole, spesso spettacolare, con una fotografia sgargiante e molto calda di Claudio Miranda che è stata giustamente premiata con l'Oscar; dunque nella sua componente visiva il film si è rivelato del tutto all'altezza della fama del regista. Per quanto riguarda la sostanza, invece, è lecito avanzare qualche dubbio: la prima parte del lungo flashback che costituisce il film sull'infanzia e l'adolescenza del protagonista è la più accattivante, per quanto non esente da certi stereotipi legati ad un'India un pò da cartolina; la lunga scena del naufragio mi sembra realizzata con una competenza tecnica e spettacolare degna di James Cameron; la parte della sopravvivenza sulla scialuppa nell'Oceano Pacifico in compagnia della tigre, con Pi che si trasforma in una specie di Robinson Crusoé aggiornato, finisce alla lunga per diluire l'interesse dello spettatore e contiene certi tempi morti che non hanno di sicuro la risonanza espressiva che potevano avere nel cinema di Antonioni, tanto per citare a caso. Nel finale si avverte, inoltre, un tono un pò troppo dolciastro ed enfatico, soprattutto nel monologo di Pi scampato al pericolo che spiega la sua disavventura ai giapponesi increduli; monologo che vorrebbe essere significativo e commovente ma risulta piuttosto inconcludente. I ripetuti richiami a Dio e alla trascendenza fanno parte di una visione fideista che probabilmente appartiene al regista stesso, nonché allo scrittore e che risultano sinceri, ma allo stesso tempo bisogna osservare che "Vita di Pi" non si avvicina mai alla forza traumatica di altri film sulla Fede come certe opere di Tarkovskij, Dreyer o Bresson, forse per voler risultare troppo rassicurante nei confronti dello spettatore. Nel cast il giovane Suraj Sharma risulta molto fotogenico e discretamente espressivo; fra i comprimari spicca soprattutto il collaudato Irffan Khan , mentre la comparsata di Depardieu è simpatica ma ininfluente. Per gli Oscar, quelli alla fotografia e agli effetti speciali sono meritati, quello alla colonna sonora forse un pò generoso, quello alla regia francamente eccessivo.
voto 7/10   

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