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The Sessions - Gli incontri

Regia di Ben Lewin vedi scheda film

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La recensione su The Sessions - Gli incontri

di supadany
6 stelle

Sesso, grave disabilità ed ispirazione ad una storia vera, quella del protagonista Mark O’Brien, tre fattori di sicura affidabilità, certo non facili da affrontare, ma il tono utilizzato funziona per quanto poi sia la pellicola stessa ad avere qualche insospettabile “vuoto”.

Fin da giovanissimo Mark O’Brien (John Hawkes) si ritrova completamente paralizzato ed un giorno decide di rivolgersi ad una terapista sessuale per scoprire una parte della vita di tutti a lui ancora oscura, ovvero il sesso.

La prescelta è Cheryl Greene (Helen Hunt), professionista molto spontanea e dopo i primi incontri Mark si sente attratto da lei mettendo in crisi la stessa Cheryl.

 

John Hawkes

The Sessions - Gli incontri (2012): John Hawkes

 

Un film molto diretto ed in fondo questo è il modo migliore per affrontare col piglio giusto una situazione del genere.

Non ci sono tabù di sorta, in questo Helen Hunt è di una spontaneità totale, ed il registro del racconto vede un umorismo caustico, e non potrebbe essere che così dal punto di vista di Mark vista la condizione in cui è costretto a vivere (come lui stesso dice crede in Dio per avere qualcuno con cui prendersela), molto azzeccato e reso ancor meglio dalla figura del prete, un William H. Macy capellone che si trova lui stesso nella condizione di sentire il dovere di comportarsi in una maniera che va al di fuori di quanto le regole canoniche gli imporrebbero.

Purtroppo, quando poi si tratta di arrivare al dunque (Mark non può che affezionarsi e comunque provare il desiderio di condividere un vero amore una volta scopertolo) vi è la sensazione che tutto proceda un po’ troppo speditamente, quasi come se si fosse persa l’inerzia positiva della prima parte abbondante anche se poi non mancano i motivi per provare una sincera emozione (una poesia sussurrata, un semplice ricordo, la morte) anche se poi la stessa non pare essere sostenuta al meglio.

Una pellicola comunque toccante e delicata, popolata da tre attori molto attenti e calati al massimo nelle rispettive parti (nonostante l’impossibilità di muoversi John Hawkes offre un’interpretazione molto fisica) che però ad un certo punto perde parzialmente la sua brillantezza finendo col freno a mano tirato.

Vitale.

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