Regia di Paolo Franchi vedi scheda film
Paolo Franchi è un regista che si mette in gioco, cui il mondo del cinema italiano sta stretto. Lo si capisce dall’insofferenza e dall’urgenza che tutti i suoi film trasmettono nei confronti del fare cinema maggioritario. Franchi si cerca sempre storie ai margini, problematiche. Non fa eccezione E la chiamano estate, tesa e complessa vicenda erotica, sospesa fra lutto, desiderio, colpa e ossessione. Certo: in questa vicenda astratta e mentale, che invoca instancabilmente l’abbraccio intossicante della carne, non tutti i conti tornano perfettamente. Si tratta, però, di dettagli dovuti a generosità e non a meschini calcoli. Franchi se la gioca a tutto campo. Con l’aiuto di Jean-Marc Barr crea un personaggio forte e sgradevole sul quale veglia una sensuale e distante Isabella Ferrari. Pone questioni forti e le risolve filmicamente sul piano della pura messinscena. Immerso in una luce bianca e abbacinante quando non è sottratto a un buio livido, il suo film intriga e si muove in modalità che sembrano farsi beffa della guida con pilota automatico, caratteristica della maggioranza della produzione corrente. Insomma, Franchi ha realizzato un film adulto e coraggioso. Un film dolente e forte che si assume il rischio di non piacere perché animato dal desiderio di comunicare alla parie senza trucchetti di sorta con lo spettatore. Non è una scelta di poco conto. Tutt’altro. E la chiamano estate non solo segna un ulteriore scarto in avanti del cinema di Franchi ma si offre come possibilità per un cinema italiano che ha smesso di rischiare da molto tempo.
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