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Ombre rosse

Regia di John Ford vedi scheda film

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La recensione su Ombre rosse

di emil
9 stelle

 

Geronimo.

Solo a pronunciarlo fa paura. Il capo degli Apache è sul piede di guerra. Impensabile una qualsiasi traversata del New Mexico. Ma la tratta Tonto- Lordaburg si può fare, in barba agli indiani. La diligenza si mette in viaggio, un gruppo di passeggeri che più variegato non si può. Un medico alcolizzato, un prostituta (C. Travor), un banchiere , la moglie di un ufficiale dell'esercito in cinta, un giocatore d'azzardo, un venditore di liquori. Completano il gruppo lo sceriffo Wilcox e Ringo (J. Wayne), un pistolero fuorilegge ricercato dal primo.

L'attacco degli indiani sarà l'occasione per far fronte comune davanti alle difficoltà e azzerare le diversità fra i passeggeri.

 

Capolavoro insuperato di John Ford, considerato vera e propria pietra angolare del genere.

La diligenza è un microcosmo all'interno del quale si trovano similitudini e contrasti. Se è vero che gli opposti si attraggono, la purificazione giunge attraverso l'incontro/scontro fra ideologie diverse, attraverso il superamento dell'idea che ognuno ha del mondo e della società , il viaggio funge da parabola morale e storia di formazione , il mondo civile che sa compattarsi avanzando  attraverso le barbarie esterne. Non so come sia possibile ma ci si sente al sicuro fra le pareti della carrozza, chiusi all'interno di un universo dapprima ostile poi amico.

 

Gran lavoro sui personaggi che miracolosamente non divengono macchiette, straordinari gli interpreti: sublime e dolente la Travor, regale John Wayne ancora non contaminato dall'idea di "America " con la quale si sarebbe identificato per il resto della carriera. La camera mangia lo spazio che ci separa dal suo volto illuminato artificialmente dalle luci di scena, nella sua memorabile entrata nel film .

 

Grandissima perizia tecnica nelle scena dell'attacco degli indiani, un vero e proprio assalto ripreso in automobile, che sfrutta appieno la profondità di campo pazzesca offerta dalla Monument Valley, e che restituisce la sensazione di velocità grazie alla camera che corre rasente al suolo mangiandone la polvere.

Gli indiani si vedono pochissimo, e devono solo cadere al suolo stecchiti.

 

Una circolarità di racconto che rasenta la perfezione, nessuna sbavatura in fase di regia , una scrittura onesta e senza orpelli. Insieme a "Mezzogiorno di Fuoco" e "Gli spietati" è il western che preferisco.

 

Un film così bello che fa scordare tutto le prepotenze che gli americani hanno perpetrato nei confronti dei nativi.

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