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Il lato positivo

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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La recensione su Il lato positivo

di LorCio
10 stelle

Esistono film di cui non si riesce a dir male. Sono film che rispondono ad esigenze soprattutto intime e sentimentali e, si sa, la ragione nulla può di fronte alle ragioni del cuore. Mi sono interessato di cinema sin da ragazzino. I miei primi ricordi cinefili risalgono ai film di Totò che vedevo su Raiuno in occasione del centenario della nascita del grande attore. Col tempo ho cominciato anche a scrivere di cinema e da svariati anni mi ritrovo a condividere queste recensioni con un pubblico virtuale di splendidi quattro o cinque lettori. Non so scrivere recensioni, per quanto voglia esserne in grado, ma ho letto tanto negli ultimi sette o otto anni, ho letto riviste specializzate, mi sono affezionato ad alcuni critici, ho cercato di apprendere il più possibile soprattutto leggendo, leggendo e rileggendo.

 

Un buon recensore non dovrebbe mai parlare di se stesso platealmente (la scrittura offre mille ed uno modi per mascherare se stessi dietro parole apparentemente crude ed oggettive), dovrebbe essere una guida per lo spettatore, o più umilmente un punto di vista super partes. Ecco, di fronte a Il lato positivo tutto questo importante equipaggiamento critico è inutile, perché io, io Lorenzo Ciofani, so che non potrò parlare perlomeno obiettivamente (e con un vago senso di imparzialità) di un film del genere. Forse non è giusto parlarne, probabilmente non è opportuno mettersi a nudo perché c’è di mezzo qualcosa di troppo serio e delicato, ma io capisco più che bene Pat e Tiffany, so cosa significhi quel senso di inquietante impotenza di fronte alle altalene degli umori.

 

La magia de Il lato positivo (traduzione neutra dello stupendo Silver Linings Playbook) sta soprattutto nelle eccellenti performance degli attori, capaci di trasmettere allo spettatore quella sofferente fatica di elaborare la propria strategia per vedere i bicchieri mezzi pieni. È strepitoso Bradley Cooper, quasi sempre in scena, che ha tra le mani quello che resterà quasi certamente il ruolo della vita, così preciso e bravo nel rappresentare i turbamenti e i tormenti di un uomo sospeso tra difficile speranza e sicuro fallimento (sia da esempio la seduta dal medico: notate il lavoro sulle mani), i cui perforanti occhi azzurri (responsabili del titolo di uomo più sexy del mondo di qualche anno fa) non fanno che sottolineare lo spaesamento e la paura. È fantastica Jennifer Lawrence (incetta di premi), che compare come il fulmine più luminoso nella tempesta perpetua, sboccata e sofferta, romantica e disperata, instabile nell’accezione quasi più spericolata (tende a darla – nel senso biblico del termine – un po’ a chiunque) eppure desiderosa di una seconda possibilità dopo la tragica morte del marito.

 

Ed è immenso anche Robert De Niro, mai così in palla da almeno quindici anni (tre lustri di boiate), il cui disturbo ossessivo-compulsivo (i telecomandi, i riti scaramantici, le buste) è celato, forse, dall’esperienza degli anni e da un approccio più filosofico alla questione. Ma anche Jacki Weaver merita l’applauso, perché è l’unico punto stabile di una famiglia di mine vaganti, e sa conferire alla sua dolce e determinata mater familias la giusta sintesi di maternità e comprensione, sottomissione e direzione. Parlare innanzitutto degli attori è un modo per evidenziare la straordinaria abilità dell’ormai risorto (per fortuna) David O. Russell nell’orchestrare dei grandi solisti che forse avevano soltanto bisogno dell’occasione della vita (specialmente per Cooper) per suonare la miglior musica possibile.

 

Il lato positivo è un film bellissimo per il suo equilibrio miracoloso tra gioia e dolore, tra tante risate e lacrime improvvise, tra situazioni buffissime (le confidenze hard alla tavola calda) ed altre quasi tragiche (la violenta lite tra Cooper e De Niro), e per la sua colonna sonora d’antan in cui non posso non citare Stevie Wonder, Bob Dylan e Johnny Cash. È un film ruffiano? Certamente. Ha un andamento non di rado scontato? Sicuro. Il finale è il trionfo della melassa americana? Altroché. Ma ci sono casi in cui lo spettatore decide di stipulare un patto segreto con il film, come a voler mettere le carte in tavola per non giocare sporco: sappiamo che la storia deve procedere in un certo modo e per certi versi pretendiamo che abbia un determinato sviluppo.

 

Non sarebbe forse tacciato di buonismo il sempre-sia-lodato Frank Capra se oggi stesso uscissero Arriva John Doe o La vita è meravigliosa? Era il cinema del New Deal, ovvio, altro contesto, altro mondo. Ma Il lato positivo, al di là delle implicazioni personali, arriva in un momento in cui un messaggio di fiducia possibile e concreta nel futuro è più forte di qualunque altra cosa. Il lato positivo, appunto, vedere il sole che rifulge nonostante le nuvole. Nonostante le nuvole, nonostante tutto.

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