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Il lato positivo

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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La recensione su Il lato positivo

di miss brown
6 stelle

A parte poche, nobilissime eccezioni i film americani che parlano di disagio mentale si dividono in due grandi gruppi: da una parte i polizieschi, i thriller e gli horror, con lo psicopatico, il maniaco sessuale, il serial-killer, insomma i pazzi cattivi. Dall'altra le commedie, più o meno drammatiche, dove ci sono i matti più innocui, quelli carini e “pittoreschi”. A questa seconda categoria, che comprende capolavori come RAIN MAN e commedie più che dignitose come IN HER SHOES, appartiene questo deludente SILVER LININGS PLAYBOOK.

 

Si racconta di Patrick (Bradley Cooper), insegnante di liceo di famiglia proletaria alquanto turbolenta che, tornato in anticipo dal lavoro, trova la moglie a fare sesso con un suo collega: quasi lo ammazza di botte. Condannato all'ospedale psichiatrico (già era “strano” prima) con diagnosi di disturbo bipolare, dopo 8 mesi torna alla casa dei genitori con obbligo di terapia psichiatrica e farmacologica e diffida ad avvicinarsi a moglie e scuola.

E c'è la vicina di casa Tiffany (Jennifer Lawrence), giovanissima vedova di un poliziotto, che ha appena perso il lavoro perché affogava il dolore nell'alcool e nel sesso con tutti e 11 i colleghi d'ufficio (e c'erano anche 2 donne!). I tic, le manie, le ossessioni dei due collidono e provocano non pochi incidenti. Ma pian piano la situazione si ammorbidisce e Tiffany convince Patrick a iscriversi con lei a una gara di ballo da sala (!): se riusciranno a vincere la moglie capirà che è cambiato e tornerà da lui.

Il titolo avrebbe potuto più correttamente essere DA VICINO NESSUNO E' NORMALE (cit. Franco Basaglia) perché sono sicuramente picchiatelli i due protagonisti, ma non sono tanto a posto neanche tutti gli altri: a partire dal padre Patrick senior (Robert De Niro), tifoso violento e attaccabrighe al punto di essere diffidato dallo stadio del football, attualmente disoccupato ma che tira avanti facendo l'allibratore clandestino; superstizioso all'inverosimile, costringe il figlio a strani rituali casalinghi per propiziare la vittoria della sua squadra. La mamma Mercedes (Jacky Weaver) è una donnina dolce, sottomessa e poco intelligente, a cui manca il figlio al punto da firmare in ospedale per farlo uscire prima del termine delle cure. Anche lo psichiatra (l'indiano Anupam Kher, 350 titoli al suo attivo!) è un bel tipo: distinto professionista in doppiopetto tutta la settimana, la domenica si dipinge la faccia di verde e va allo stadio a tifare per i Philadelphia Eagles. Per non parlare di Ronnie (John Ortiz), l'unico amico rimasto a Patrick, che sotto l'apparenza del professionista di successo è totalmente succube dell'oppressiva e maniacalmente perfezionista moglie Veronica (Julia Stiles): per sfogarsi, di notte va in garage ad ascoltare i Metallica a tutto volume e a spaccare a mani nude tutto quello che trova.

 

Lo sceneggiatore e regista David O. Russel ricade qui nello stesso errore di quando aveva diretto THREE KINGS, un modo ben superficiale di raccontare i drammi della Guerra del Golfo. Ci aveva dato con THE FIGHTER un ritratto realistico fino alla spietatezza della middle class di periferia del New England: qui si limita ad intrattenerci per 2 ore con una rappresentazione niente più che folkloristica degli stessi quartieri e della stessa gente. Anche se nessuno pretendeva un reportage di stampo sociologico, manca il minimo realismo quando si parla di malattia mentale, vista con paternalismo e approssimazione, qualcosa che si può curare con tanto amore, due pastigliette, un po' di ottimismo e un paio di slogan stantii (quel “Excelsior!” ripetuto a sproposito alla fine ha l'efficacia di una calamita da frigo). La “voglia di normalità” dei due protagonisti appare poi un'idea bislacca, se la normalità a cui dovrebbero tornare è quella che li circonda: persone che avrebbero, tutte, davvero bisogno di essere curate, e da uno bravo. Invece i buoni sentimenti abbondano e il finale romantico è prevedibile e scontato.

L'osannata Jennifer Lawrence per questa sua interpretazione ha vinto l'Oscar: brava, ma non ho visto una particolare eccellenza, mentre è grandissima come sempre Jackie Weaver.

Verrebbe da dire Bentornato! a Robert De Niro, che negli ultimi tempi aveva dimostrato pessimo fiuto nello scegliersi i copioni: col suo grande mestiere riesce a mantenere il suo personaggio, per quanto surreale ed eccessivo, giusto un pelo al di sotto della caricatura.

Eccelle su tutti Bradley Cooper, è davvero cresciuto e dimostra qui di essere un attore completo e maturo, come si era già intravisto in LIMITLESS. Continui pure a fare UNA NOTTE DA LEONI 4, 5 e 6 (anche gli attori devono pagare le bollette), ma questa sua interpretazione è l'unico vero motivo per spendere i soldi per vedere questo film, insieme all'ottima colonna sonora, da Bob Dylan a Johnny Cash, curata e “cucita” da Danny Elfman.

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