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Il cacciatore di Giganti

Regia di Bryan Singer vedi scheda film

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La recensione su Il cacciatore di Giganti

di nickoftime
8 stelle

Il fantastico è una categoria che si addice alle favole. Sarà forse per questo che Bryan Singer lasciando da parte una buona dose di realismo, peraltro ben nascosto dall'eccezionalità delle storie fin qui raccontate, ha deciso di usarne addirittura due per realizzare il suo nuovo film. Non solo "Jack the Giant Killer" ma anche "Jack e la pianta di fagioli" sono infatti l'humus che opportunamente rimodellato da vita a questo "Il cacciatore di giganti" fiaba dai contorni dark che prende spunto dalla leggenda dei fagioli magici, capaci una volta bagnati di trasformarsi in una pianta gigantesca ed alta fino al cielo; un'autostrada verso l'ignoto nella quale si perderanno Jack/Nicholas Hoult ("Warm Bodies", "About a Boy"), giovane di umili origini ed Isabella/ Eleanor Tomlinson (appena vista in "Educazione siberiana), la principessa del regno minacciato dalla calata dei giganti casualmente raggiunti dall'escrescenza arborifera, e pronti a vendicarsi dei discendenti del re che li aveva esilati nell'inospitale e dimenticata Gantua.

Se il paesaggio cinematografico che fa da sfondo alla storia è quello  pittoresco e fantasy prelevato a piene mani da un  capodopera come "Lord of the rings", con regni da salvare, sodalizi cavallereschi, damigelle in pericolo ed eroi per caso strappati ad una vita tranquilla e consegnati ad imprese impossibili, dobbiamo dire che Singer da par suo cerca di lasciare il segno attenuando lo strapotere digitale, comunque presente nella natura stessa dei giganti e nelle ripetute metamorfosi vegetali che danno vita al grattacielo fogliaceo, per accentuare il lato avventuroso della vicenda. Una dichiarazione d'intenti affidata alla principessa ribelle quando in fuga dal padre dichiara a Jack di aspirare ad un'esistenza diversa e più rischiosa, e poi ripresa nella progressione narrativa concepita all'insegna di un pericolo dove fattore umano ed intelligenza hanno la meglio, con scene funamboliche legate soprattutto all'ascesa delle mitica pianta o all'evaquazione dai famigerati colossi, oppure fatta sentire nel mix quascone e tragicomico affidato all'inciviltà esilarante dei giganti, ed allo spirito di sacrificio di Elmont (un Ewan McGregor con zazzera e pizzetto) guardia abile e fedele.

La solidità dell'impianto epurato degli eccessi ludici e iper sensoriali, che tendono ad appesantire questo tipo di prodotto, è corroborato da un sottotesto da romanzo di formazione, con gli absolute beginners idealisti e giovani, Jack ed Isabella, impegnati a crescere ed a innamorarsi come succede peraltro nel lieto fine delle fiabe. Cultore di tormenti giovanili ed anomali per le virtù straordinarie dei suoi personaggi, Singer ancora una volta filma una diversità, quella di Jack, orfano e di umili origini, chiamata a farsi accettare e considerare, ma lo fa con un eccesso di pudore che limita un poco l'empatia nei confronti del personaggio. Una mancanza che si riflette maggiormente sui ruoli di contorno che risultano depotenziati - è il caso di Elmont che l'interpretazione di McGregor lasciava adito ad un minutaggio superiore - o privi di carisma, e ci riferiamo in primis al re di Jan MacShane e pure al cattivo di Stanley Tucci. Ciononostante "Il cacciatore di giganti" è un film vacanziero e quindi perfettamente rispondente al clima informale che lo attende nelle sale. A Singer invece auguriamo di ritrovarsi pienamente nel prossimo capitolo della saga degli X-MEN: ne ha bisogno lui ed anche la Marvel.
(icinemaniaci.blogspot.com)

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