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Royal Affair

Regia di Nikolaj Arcel vedi scheda film

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La recensione su Royal Affair

di alan smithee
8 stelle

Nei mesi che segnano e segneranno un (casuale? calcolato?) ritorno vigoroso del film in costume (penso a Anna Karenina, Grandi Speranze, ma anche al bel film di Bertrand Tavernier "La princesse de Montpensier, datato ormai 2011 e ammesso che giunga a noi un giorno) è un sollievo imbattersi in una pellicola di gran budget che non rinuncia alla sontuosità della rappresentazione storica senza farsi tuttavia distrarre troppo da effetti ottici o digitali che già danneggiarono le due Elisabeth e tanti altri prodotti d'ambientazione storica (penso in parte anche ai film di Ridley Scott e certamente a Oliver Stone).
Infatti - nell'assistere alle vicende amorose e alle tattiche di governo illuminate da parte di un re danese giovane e tutt'altro che illuminato, che tuttavia viene provvidenzialmente consigliato bene da un valido medico progressita che riesce a catturarne, con la propria presenza caratteriale ma anche fisica, le proprie attenzioni -  la pellicola usa e sfrutta la bellezza del paesaggio, la perfezione delle ambientazioni d'epoca (siamo verso la fine del 1700, poco prima delle brillanti intuizioni illuministe che segnarono una svolta epocale per la vecchia Europa), dei vestiti e degli arredi a suo buon tornaconto, senza eccedere in luci fasulle e scenografie improbabili, ma anzi riuscendo a stupire con scorci che ribaltano lo spettatore direttamente nell'atmosfera dell'epoca (e non in un sofisticato teatrino di cartapesta super-tecnologico e palesemente finto come un set "timburtoniano").
Sembra, con le dovute cautele, di trovarsi di fronte ad una concezione del film storico che prende spunto da un realismo ragionato e da una rappresentazione quasi pittorica alla Barry Lindon. In  tal modo un set sontuoso non fagocita il film, ma diviene uno dei molti aspetti positivi di un prodotto che si avvale di una regia accurata ed efficace, e di almeno tre interpreti ideali, tra i quali come non nominare quel grande attore ormai divo che è Mads Mikkelsen, a suo agio sempre, da nemico giurato di Bond a maestrino perseguitato da calunnie infamanti.
Ma anche una fine ed espressiva Alicia Vikander (curiosamente anche nel cast del più artefatto Anna Karenina) si dimostra un'interprete efficace a sostenere il ruolo principale fulcro della vicenda: quello di una regina per caso, moglie straniera di un uomo sciocco e capriccioso sposato ancor prima di essere visto, vittima di perfidie e cattiverie di una corte che vede malissimo le politiche progressiste e moderne messe in bocca al re dal suo carismatico precettore, segretamente (ma non troppo) innamorato di una regina intelligente e sola. Una solitudine ed un isolamento che condurranno la bella regina ad un esilio doloroso e sofferto (mentre al medico andrà ben peggio!), durante il quale tuttavia la donna troverà la forza ed il coraggio di testimoniare in un lungo epistolario indirizzato ai propri due figli, il suo fondamentale ruolo per l'avvio della Danimarca verso quei progressi che proprio in quel piccolo stato anticiparono gli eventi fondamentali che caratterizzaranno l'epoca illuminista.

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