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La notte

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su La notte

di mm40
8 stelle

Questa raccontata da Antonioni è La notte e non semplicemente Una notte, perchè si tratta di un'esperienza condivisa da innumerevoli coppie, è l'imparziale ritratto della silenziosa, quasi impercettibile decadenza di una relazione che ha esaurito gli stimoli per proseguire: qualcosa di molto preciso e comunemente noto. Il regista de L'avventura torna sul disfacimento dei sentimenti e dei desideri, sull'equivocabilità degli stessi e sulle rinnovate necessità emotive dell'individuo nella contemporaneità, mettendo questa volta a nudo le più risapute e minuscole convenzioni che inquinano il rapporto di coppia quotidianamente fin dalla sua nascita. Che qualcosa non vada fra Giovanni e Lidia è palese da subito: lui ha un estremo bisogno di comunicare con qualcuno, lei di isolarsi continuamente; lui è ben integrato nel 'bel mondo' intellettuale, lei preferisce rinchiudersi in casa; di fronte all'amico in fin di vita lui abbozza timidi tentativi di incoraggiamento, lei, molto più crudele e al tempo stesso debole, semplicemente se ne va, non riuscendo a trattenere le lacrime. La novità fondamentale - e sensibilissima - in fase di scrittura per questa pellicola è l'ingresso di Ennio Flaiano in sceneggiatura, accanto al regista e a Tonino Guerra (già ne L'avventura); per quantità e qualità di massime, aforismi, situazioni flaianee questo film può considerarsi secondo solamente a Otto e mezzo: ci sono almeno un paio di personaggi che parlano per bocca (penna) sua, cioè Tommaso e Valentina, nonchè alcune tematiche molto care al pescarese, come la sofferta resa dell'intellettuale al compromesso economico o lo sguardo entomologico del protagonista sulla compagnia degli altri esseri umani. Il cast è composto (come ad Antonioni piace) di 'pochi, ma buoni': Mastroianni veniva da La dolce vita e da Il bell'Antonio, la Moreau dai primi due lavori di Malle e da Relazioni pericolose di Vadim; la Vitti, qui in un ruolo laterale, era stata protagonista ne L'avventura; accanto a loro non svettano nomi altrettanto altisonanti e l'unica parte degna di nota (Tommaso) è quella affidata all'austriaco Bernhard Wicki, che in Italia a quel momento non aveva alcuna fama. Qualità anche fra i collaboratori tecnici: fotografia di Gianni Di Venanzo, montaggio di Eraldo Da Roma, costumi di Piero Zuffi, musiche di Giorgio Gaslini, proprio quello di Profondo rosso (1975): ma, come d'abitudine per il Maestro ferrarese, anche qui il ruolo affidato alla colonna sonora è realmente minuscolo. L'innegabile lentezza (o addirittura mancanza, spesso) dell'azione e la vacuità di molti dialoghi sono volute corrispondenze con i ritmi della realtà: d'altronde - in anticipo nettissimo sui tempi, assieme al collega francese Resnais (si parla dei contemporanei Hiroshima mon amour, L'anno scorso a Marienbad) il cinema di Antonioni è più indagine che rappresentazione e, assomigliandosi in ciò ad altri Maestri quali Bergman o Fellini, più domanda che risposta. 8/10.

Sulla trama

Lo scrittore Giovanni e sua moglie Lidia sono in crisi: hanno modo di riconsiderare il loro rapporto in maniera approfondita dal pomeriggio, quando vanno a fare visita in ospedale a un amico gravemente malato, al mattino seguente, usciti da un party nella villa di un industriale.

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