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George Harrison. Living in the Material World

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su George Harrison. Living in the Material World

di hupp2000
8 stelle

Film documentario sulla vita (detesto l’espressione « biopic ») di George Harrison. Martin Scorsese si conferma autore eccellente nel genere musicale. Dopo averci mostrato con incredibile maestria l’ultimo concerto di « The Band » in « The Last Waltz » (1978), dopo lo strepitoso « No Direction Home » sulla stratosferica carriera di Bob Dylan (incredibilmente assente nel sito Filmtv) e dopo « Shine A Light » sulla sorprendente persistenza dei dinosauri Rolling Stones, il regista si cimenta con la biografia del chitarrista solista dei Beatles e vince un’ardua scommessa. George Harrison non si è impresso nella memoria collettiva come un mito (John Lennon) o come una star (Paul McCartney), ma era probabilmente il miglior musicista dei Beatles. Nella fase finale (la migliore) della leggendaria formazione, impose alcuni brani che, grazie a questo film ottengono finalmente il giusto riconoscimento. Avere accesso all’archivio della famiglia  Harrison ha consentito al regista di montare una pellicola piena zeppa di documenti inediti, una vera delizia  per i non pochi cultori e/o nostalgici dei Fab Four. Finché si trattava di raccontare George membro dei Beatles, era lecito attendersi dall’esperto Martin Scorsese una chicca. Missione compiuta. Molto più difficile era restare a questo livello raccontando anche la vita di George Harrison dopo lo scioglimento dei Beatles, una storia molto meno conosciuta. Il regista ci riesce grazie alla prima parte del suo film. Dopo essere entrati nell’intimità di un personaggio mitico e realmente esistito, come non volerlo conoscere fino in fondo?  Scopriamo così il George Harrison che si rivelò essere il miglior solista dopo la separazione del Quartetto.  Un George Harrison mistico e uomo d’affari, circondato da amici che incarnano altrettante leggende dell’epoca, da Klaus Voorman ad Eric Clapton, passando per Mick Jagger e Jane Birkin, per citarne solo una manciata. Opera-fiume di 208 minuti, « Lining In The Material World » vince la scommessa di tenere desto l’interesse del pubblico dall’inizio alla fine, poggiando su una colonna sonora ovviamente da urlo.

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