Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
L'anima popolare di Luciano, semplice ed ingenua, viene corrotta e svenduta dalle sirene e dai colori di un'apparenza che vuol dire avere tutto e subito.
Via la pescheria, via le piccole truffe per sbarcare il lunario quotidiano ed inseguire un incubo mascherato da sogno in un mondo di gratta e vinci dove si gratta tanto e si vince poco, ma l'illusione di potercela fare quella c'è sempre. Never give up.
In Luciano avviene la graduale sostituzione della propria realtà quotidiana con l'ossessione di un sogno paranoico. La casa, la famiglia, amici ed affetti sono diventati inutili orpelli, se non ostacoli per entrare in una nuova casa, nuovi amici e nuovi affetti. Nessun surrogato (fede o religione) può essere più penetrante o persuasivo del tubo catodico.
Garrone alterna lo sfarzo con il grigiore, l'ingenua illusione e la paranoia del protagonista fino a portarlo in quello stesso luogo, Cinecittà, dove sessantanni prima Visconti sfaldava i sogni di una madre e la sua bambina.
Adesso è ancora peggio, più volgare e gretto, segno di un paese che invece di progredire, regredisce sempre di più e quello che è peggio viene sottolineato in quella bellissima immagine finale. Ci si sdraia dentro un miraggio ingannevole. Non si vuole più uscire. Intorno il buio totale.
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