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The Grey

Regia di Joe Carnahan vedi scheda film

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La recensione su The Grey

di supadany
6 stelle

In sala, almeno negli States, si è trattato di un film da botteghino, in realtà è costruito volendo andare ben oltre, l’azione ovviamente non manca, il sentimento elementare anche, ma si cerca di curare anche aspetti più universali.

Il risultato però non riesce a impressionare più di tanto.

Un gruppo di lavoratori si trova su un volo di ritorno da una trasferta che precipita in una zona disabitata dell’Alaska.

In pochi sopravvivono allo schianto, Ottway (Liam Neeson) comanda lo sparuto gruppo dall’alto della sua esperienza, la natura è climaticamente ostile, ma è soprattutto un branco di lupi il principale pericolo.

Non possono aspettare i soccorsi e sono obbligati ad intraprendere un viaggio irto di insidie ed i lupi non li abbandonano mai.

 

 

Cè più di un aspetto interessante in questo film di Joe Carnahan (quotatissimo dopo “Narc”, poi si è un po’ perso, almeno come regista), a partire dal fatto che non si tratta del solito film d’avventura scandito dal costante pericolo.

Quest’ultimo c’è ed è sempre palpabile, ma poi il dolore (vedasi il primo trapasso del dopo schianto) ed il vissuto difficile (il protagonista è alla canna del gas psicologicamente, gli altri sanno di essere considerati come gli ultimi del gruppo, poco più che reietti), sono elementi che vengono più volte ripresi e non a caso.

Ciò è positivo, gli scenati innevati e gelidi pervadono lo schermo, l’equilibrio naturale che s’inverte (lo scontro tra uomo e lupo, con il primo che viene braccato) crea tensione, si percepisce chiaramente l’energia dei protagonisti che va ad esaurirsi (sensazione stimolata molto bene), purtroppo si registra troppo spesso la tendenza della storia a trascinarsi.

Si alternano momenti di intimità e di pericolo, l’attenzione alla psiche è sempre presente, ma mancano le scene chiave, del tipo in grado di fare la differenza.

Il finale in tal senso è molto coraggioso (fa intuire, ma lascia una sorta di ambiguità), ma ci si arriva un po’ troppo stancamente per poterlo apprezzare in toto (e rimane comunque discutibile, ovvero non piacerà a tutti).

Un film dunque per certi versi sorprendente, ma che poi non riesce ad abbinare appieno la sorpresa che genera alla matrice di base, con un Liam Neeson solido e con gli altri interpreti principali (Frank Grillo, James Badge Dale e Dermot Mulroney) piuttosto anonimi (anche difficili da riconoscere al contrario di Neeson).

Complessivamente sufficiente, ma visto tutto si poteva fare molto di più.

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