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Der Todesking

Regia di Jörg Buttgereit vedi scheda film

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La recensione su Der Todesking

di Texano98
8 stelle

Der Todesking, secondo film di Jorg Buttgereit che segue a Nekromantik, è a mio parere un'opera decisamente più interessante della precedente, perché in fondo, per dirlo con una semplice frase, questo film scuote maggiormente la psiche dello spettatore senza al tempo stesso bisogno di immagini come quella d'un coniglio sgozzato; eccetto che per un corpo in decomposizione, più volte contemplato dall'occhio del regista come fosse un sinistro monito, la paura dell'ignoto traspare dalle immagini di piccoli appartamenti gelidi, di una natura congelata sotto il sole di una Germania non ancora riunificata. Coi pochi mezzi a sua disposizione, Buttgereit realizza una chicca in sedici millimetri che ha nella propria amatorialità tutto il fascino di un grande classico visto al cinema. La colonna sonora sintetizzata, talvolta sinistra, talvolta malinconica, accompagna un affresco surreale che ruota intorno al tema della morte, in particolare il suicidio; alla banalità di un uomo che si avvelena di farmarci nella vasca da bagno, si contrappongono salti narrativi che ribaltano un omicidio mostrandocelo poi come film dentro al film, lente carrellate dalla cima d'un ponte abbandonato con sovrascritte le generalità degli individui che da quel punto hanno cercato la propria fine, la spiazzante scena d'una ragazza che si calza meticolosamente un'imbragatura da cinepresa per andare a fare una strage immortalando tutto su pellicola. Buttgereit realizza qualcosa che a prima vista è difficile collocare al di fuori dell'exploitation, ma che a occhio più attento presenta proprio tutti gli elementi di un più blasonato 'film d'autore', il dilemma è chiedersi se ciò sia voluto o meno: è la pazzia di un genio anarchico, oppure l'anarchia d'un genio che non vuole farsi incensare dal critico di turno? La visione del film va al di là della morbosa rappresentazione del suicidio, ci parla di tante esistenze abbandonate dal mondo; quand'egli ci mostra fotografie di tanti bambini alla fine del film ha la capacità di farceli vedere come condannati e non più come spensierati fanciulli. Egli getta un'ombra di cruda realtà sulle nostre vite, ci accoltella dove più fa male, dove non possiamo difenderci, eppure non si ferma lì: se la morte è l'unico indiscutibile senso della vita - fornire alla terra nuova linfa - la rapida presenza su questo pianeta non è perlomeno serena, ma incentrata su sacrificio e solitudine; lacerante in questo senso quando ci viene mostrata una donna di mezz'età esclusa dal mondo e ingabbiata nei propri ricordi, presumibile prossima al gesto estremo, quando, sorprendentemente, non è lei a togliersi la vita ma qualcuno di cui non sappiamo nulla: ella invece continuerà a soffrire nella propria solitudine ancora a lungo. Alternando momenti di compiaciuta e grossolana trasgressione - la scena di un naziexploitation alla TV con tanto di bella nazista che evira un prigioniero, così come in Nekromantik ci veniva mostrato l'estratto di uno slasher - e altri di devastante riflessione sulle oscure forze dietro la nostra vita, con Der Todesking l'allora giovane regista tedesco ha realizzato una piccola grande opera che è destinata a restare nei cuori di tanti cinefili di tutto il globo.

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