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Himizu

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Himizu

di pazuzu
8 stelle

Sumida è uno studente delle medie ma vorrebbe essere un'himizu, una talpa, per sparire sottoterra e sfuggire agli sguardi degli altri: privo di aspirazioni se non quella di trascorrere un'esistenza piatta ed ordinaria senza interessi guizzi od emozioni, vive in una catapecchia attrezzata per il noleggio delle barche nella prefettura di Ibaraki ancora coperta dalle macerie causate dallo tsunami dell'11 marzo 2011: la madre, distaccata ed egoista, lo trascura, e dopo aver cacciato di casa il padre alcolizzato e violento, che ci torna di tanto in tanto per chiedergli soldi malmenarlo ed augurargli la morte, decide di sparire anche lei dall'oggi al domani, andando a vivere con l'amante e lasciando al giovane un biglietto di buona fortuna, qualche spicciolo, e un'attività da portare avanti da solo. I genitori di Keiko, invece, sono uniti e vanno d'amore e d'accordo, specie quando si tratta di vessarla, incoraggiandola al gesto estremo ed erigendo a tale scopo un patibolo tra le mura domestiche con tanto di cappio già predisposto e una fila di lucine natalizie a dare al tutto il giusto tocco di allegria.
Keiko vede Sumida tutti i giorni a scuola, ne spia ogni movimento e ne raccoglie le frasi ed i pensieri trascrivendoli su manifesti che finiscono per far da tappezzeria alla propria camera da letto, ma lui non apprezza il suo attaccamento, non ne comprende il comportamento, e respinge in malo modo ogni tentativo di avvicinamento. Quando l'ennesima colluttazione con il padre, che nel frattempo ha contratto un forte debito con dei malavitosi, finisce in tragedia, qualcosa in Sumida cambia, e il perfetto equilibri(sm)o fino ad allora ostentato cede il passo al lato più oscuro rabbioso ed instabile della sua personalità. Infautata ai limiti della venerazione, percepito il brusco mutamento nella sua condotta Keiko cercherà di imporsi a lui per stimolarlo a ritrovare la tranquillità e a recuperare una parvenza di stabilità.
Ad un anno dalla partecipazione alla sezione Orizzonti con Cold Fish nel 2010, Sion Sono torna a Venezia, per la prima volta in concorso, con Himizu, portando a casa il Premio Speciale Christopher D. Smithers Foundation e permettendo ai due giovani protagonisti Shôta Sometani e Fumi Nikaidô di vincere in ex aequo il premio Marcello Mastroianni come migliori attori emergenti.
L'eccentrico regista nipponico presenta una sarabanda di personaggi sopra e sotto le righe, variegati e non scontati, con un ragazzo che ambisce a non ambire ma che, constatata la brusca interruzione del proprio sogno di normalità, si scopre travolto dal bisogno utopistico e folle di far piazza pulita con le proprie mani di tutto il marciume del mondo, con una ragazza che gli fa il filo lodando sguaiatamente la sua (non) ostentata mediocrità, con usurai senza scrupoli e yakuza in vena di morali, e con vicini scapestrati ma dal cuore d'oro costretti a dormire in tende sacchi a pelo o rifugi di fortuna. La comunità ammassata nei pressi dell'abitazione di Sumida, composta da persone sopravvissute alla distruzione della propria e ridotte a dover ripartire da zero, rappresenta di fatto la migliore umanità possibile, quella indotta ad unirsi e reagire dopo aver toccato il fondo, la controparte buona di una società allo sbando caratterizzata da calcoli cattiverie ed inganni ed incapace di guardare costruttivamente al passato progettando il futuro.
Castrato da adulti superficiali e irresponsabili, quindi spiazzato nel proprio girare a vuoto alla ricerca di sé stesso, Sumida, la giovane talpa, si scontra con la necessità di tirar fuori la testa dalla tana in cui da sempre si nasconde, ridotto a pagare in confusione disperazione e smarrimento la sommatoria degli errori commessi dalle generazioni precedenti, e a questi aggiungendo i propri, mancando di basi solide necessarie per poterli correggere, e coi soli riferimenti di uno sconfinato malessere interiore, dell'aiuto non richiesto dell'innamorata e altrettanto problematica Keiko, e di un "non mollare" urlato a squarciagola e ripetuto come un mantra per darsi il coraggio di lottare allo stremo per superare le proprie paure e trovare un nuovo punto di partenza dal quale affrontare quello spaventoso salto nel buio chiamato maturità.
Ispirata all'omonimo manga nato nel 2001 dalla penna di Minoru Furuya e completata inizialmente prima che il disastro di Fukushima macchiasse per sempre la coscienza del Giappone zavorrandone il futuro, la sceneggiatura di Himizu (scritta interamente dal regista) è stata largamente ritoccata in seguito al catastrofico evento, inserendo nel contesto l'instabilità sociale e la precarietà da esso generata ed allargando la portata del racconto rendendolo leggibile anche in chiave metaforica. Tra un Requiem di Mozart e un Adagio for Strings di Barber Sion Sono incastra poesia e violenza, surrealismo e crudo realismo, pulsioni suicide istinti omicidi e romanticismo, realizzando un film barocco e potente, grottesco e straziante, che vibra scuote e lascia attoniti, e che attraverso le vite amare di due ragazzi soli intende esortare alla reazione un'intera nazione ferita, riservandosi per la coda un accorato, seppur apocalittico, grido di speranza.

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