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Romanzo di una strage

Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film

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La recensione su Romanzo di una strage

di supadany
7 stelle

Con ogni probabilità si tratta di uno dei film italiani più importanti degli ultimi anni, questo a partire dalla costosa produzione (lo stesso Marco Tullio Giordana ha ammesso che solo pochi mesi dopo, vedi crisi economica, sarebbe stato impossibile da realizzare), per arrivare al nocciolo della questione, ovvero il fatto attorno al quale tutto ruota, che essendo avvolto da più veli (e misteri), che prevede prese di posizione non a caso, ma comunque contestabili, tanto più nel Paese dove ogni cosa è condizionata dalla bandiera che si porta al collo e dalle fonti a cui si attinge (fattore sempre legato al passo precedente).

Alle 16.37 del 12 dicembre 1969 in piazza Fontana a Milano un’esplosione devastò la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura causando 17 vittime e 88 feriti.

Il Commissario Luigi Calabresi (Valerio Mastandrea) è chiamato ad indagare sulla vicenda, l’anarchico Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino) è considerato un informato sui fatti, per entrambi non ci sarà futuro.

 

 

Un film complicatissimo, un fatto di cronaca irremovibile dalla memoria (un macabro risveglio per un popolo intero), tante ombre e soprattutto tanto sangue.

Marco Tullio Giordana non lesina in coraggio, parte da un’analisi profonda (che comunque non può essere la verità in terra per forza di cose) e costruisce un film capace di mostrare quella tensione che da questo accadimento poi ha preso slancio, creando una divisione netta tra le diverse convinzioni.

E non si dimentica di chi da quel fatto ha perso i suoi cardini (emblematiche le figure delle due mogli), dei due protagonisti, ovvero Luigi Calabresi e Giuseppe Pinelli, descritti con cuore, due personalità diverse, ma mosse da una convizione che va al di là dei fatti, delle colpe, degli sbagli e della realtà stessa.

Rimane poi la messa in scena, è pur sempre (o soprattutto?) cinema, le luci, la fotografia, le maestranze sono di assoluto livello, ricreare certe situazioni scenografiche non era facile ed alla fine la resa è decisamente buona.

Si tratta, come da titolo, di un romanzo, e come tale è da prendere, come tale va recepito, che sa affrontare e proporre l’atmosfera generale, con due bravi attori principali che sanno sorprendere (per i ruoli sia Valerio Mastandrea che Pierfrancesco Favino erano incognite, due outsider smentiti dai fatti) e che mette in campo un’attenzione (e con essa una possibilità) che il cinema italiano raramente acconsente e sa cogliere.

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