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Nato il quattro luglio

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Nato il quattro luglio

di lamettrie
10 stelle

Un gran bel film contro la guerra. Sincero, realistico, profondissimamente umano.

Il senso sta nella differenza abissale tra la vita prima della guerra e quella successiva alla guerra. Quella prima è farcita di un’educazione sbagliata: innanzitutto la propaganda, che fa leva sull’ignoranza, dello stato Usa. Tale propaganda poi non può non riversarsi sugli individui, e sulle famiglie, proprio magari famiglie come quella del protagonista, ripiene di false verità, credute solo per dire e dirsi di avere la coscienza pulita a fronte dei maggiori interrogativi che interpellano l’esistenza (e la interpellano che lo si voglia o no).

Il periodo successivo alla guerra è segnato dall’obbligo della verità: dalla consapevolezza di essere stati ingannati in modo irrimediabile. Perdere le gambe e la capacità sessuale viene paragonato alle reali ragioni per rischiare ciò: pressoché nulla, il grosso è una gran balla per giustificare l’imperialismo, che è la cifra caratterizzante della politica estera Usa da oltre un secolo ad oggi, nonostante tutti i pretesti fasulli di difendere “libertà, democrazia…”, tutte cose che la politica e dunque le armi statunitensi hanno in realtà affossato, anzichè promosso, con una tale violenza rispetto a cui nessun altro stato è riuscito a far di peggio, almeno dalla guerra contro la Spagna (iniziata nel 1899) ad oggi.

Il film è vero perché parte dalla coscienza, la quale cerca di non essere malsana: l’orrore viene visto quando si comanda di uccidere, e uccider per sbaglio bambini e famiglie indifese; e si finisce anche per uccidere, ancora per tragico errore, i commilitoni. Il film è serio perchè, quindi, riporta in evidenza una delle poche problematiche ineludibili per l’uomo, purtroppo: quella di dover fare i conti con la propria coscienza.

Il tormento degli errori compiuti non permette a Kovic una vita serena: proprio ciò lo spinge a denunciare sé stesso, nella consapevolezza dei rischi di tutto ciò; lo porta soprattutto a ricercare la verità, sapendo che la propria felicità non può passare lontano dalla verità, e che la menzogna impedisce la propria felicità, proprio perché porta con sé il dubbio drammatico di essere stati usati per scopi orrendi, e proprio danno.

Anche senza essere un genio, il protagonista capisce ciò; e lo spettatore di ogni grado riesce a capire ciò: questo è il valore assoluto di questa opera d’arte.

Il valore dell’opera, oltre che nella sceneggiatura che è una splendida autobiografia, tanto veritiera, riposa anche sulla capacità tecnica del regista e del suo staff. I tempi sono perfetti, così come fotografia e montaggio. Anche se è lungo, il film scorre benissimo: e, soprattutto, non impressiona, anche se fa vedere tutto l’orrore della guerra (corpi maciullati…).

Il film è poi eccellente nel mostrare i problemi gravi del mito della competitività; delle eccessive attese dei genitori; di una religiosità qui falsamente  rassicurante.

Di questo tentativo militarista, tipicamente di destra (e da pochi decenni quindi anche di parte della sinistra), fortemente conservatore, di esaltare acriticamente la necessità della guerra, qui si mostrano tutti i reali esiti disastrosi:  i danni mentali (l’alcolismo, l’abbrutimento in Messico…).

Educativo è poi il richiamo alla verità, anche per un altro verso: si sottolinea l’obbligo di scelte drastiche in nome della verità e della giustizia, di quelle scelte che magari creano nemici in famiglia, ma che sono le uniche ad essere benefiche per tutti. In nome di queste scelte, il fratello minore apre gli occhi  al maggiore durante un litigio penosissimo; durante un litigio ugualmente penosissimo, è il protagonista ad aprire gli occhi alla madre (indipendentemente dal fatto che la madre voglia essere onesta intellettualmente oppure, come ha fatto sino a quel momento, non voglia).

Infine, commuove la lotta in carrozzina; ma non tanto per la compassione, quanto per l’elogio che va tributato a un attivista che, pur in condizioni proibitive, fa di tutto per una giusta causa, nonostante tutta la disperazione che realmente accade in una situazione del genere. Tale attivista, e i suoi compagni, prendono molte botte, e in modo contrario al diritto vigente.

E un altro merito del film  sta nella volontà di non edulcorare mai la realtà: le botte del servizio d’ordine al disabile, pur decorato per meriti alla patria, sono realtà. Orrenda realtà, capitata purtroppo non solo lì, certamente.

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