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To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su To Rome with Love

di mc 5
8 stelle

Quando cominciarono a trapelare le prime notizie su questo attesissimo film e quando presero a circolare i primi trailer, mai e poi mai avrei immaginato che le cose avrebbero preso la piega di questi giorni. Woody Allen è un supremo Maestro, ormai conclamato stregone della settima arte. Anche i Maestri hanno i loro detrattori, d'accordo, è nell'ordine delle cose. E infatti, nonostante gli ultimi film realizzati dal regista americano abbiano dato esito soddisfacente al nostro botteghino, non è mai mancato chi, tra cinefili e critici, ha messo in dubbio l'autorevolezza di Allen, sostenendo che la sua vena creativa si è inaridita ormai da tempo, che dirige sempre lo stesso film etc etc. Personalmente, il mio sostegno al Maestro non è mai venuto meno, ma non per partito preso e, al di là della mia posizione di fan, ho trovato veramente pregevoli tutte le sue opere prodotte negli ultimi anni. Assodato dunque che il regista ha sempre diviso il pubblico e parte della critica, nel caso di quest'ultimo "To Rome with love" sta accadendo qualcosa di clamoroso di cui ancora non riesco a capacitarmi. La quasi totalità della critica si è scagliata, in molti casi con feroce intransigenza, contro questa pellicola, adottando una determinazione che io ritengo degna di miglior causa. A parte qualche raro caso, si può forse parlare di stroncatura generale. Mi sono naturalmente chiesto il perchè di tanto accanimento, e non ho reperito ancora una risposta. Anche perchè, per quanto mi riguarda, ho trovato il film collocato su posizioni qualitativamente più che accettabili (sebbene -lo riconosco- non sia un Allen dei migliori). Io vi ho individuato un Woody Allen non molto distante, quanto a leggerezza e vena creativa, da quello di "Midnight in Paris". E poi basta con questa storia della "cartolina"!! Ma cosa vuol dire "Roma da cartolina"?! Coloro che hanno visto "Midnight in Paris" sanno bene che i 5-10 minuti del prologo mostravano gli angoli più intriganti di Parigi dal punto di vista turistico e poi di lì si partiva per un racconto bellissimo. Scusate, ma stavolta non è la stessa cosa? Anche in questo caso si parte da uno sguardo sulla Roma più tipica, la Roma che vive negli occhi di un americano. Se il film lo avesse girato (che so, sparo un nome a caso) Remo Remotti (per dire), sarebbe stato un altro film. Allen, sia chiaro, non è un intoccabile, però è uno dei più grandi Maestri del cinema contemporaneo, e non merita d'esser trattato come uno che ha perso la bussola. Gli episodi che Allen qui ci racconta sono tutti deliziosi, ciascuno narrato in maniera intelligente e divertente, con la medesima arguzia e raffinatezza che contraddistinguono da sempre questo cineasta. A dimostrazione che la condizione di estimatore non influenza la mia opinione, posso anche ammettere che le consuete battute che egli snòcciola, questa volta non sono tutte efficaci allo stesso livello, ma forse alcune di esse attengono ad un umorismo di stampo americano che non sempre sono fruibili compiutamente da noi europei. C'è anche chi ha scritto che Allen ha un'idea di Roma aliena dalla realtà, idealizzata secondo puri stereotipi. E qui posso replicare che Allen è liberissimo, da artista, di rappresentare una sua IDEA della città, una sua INTERPRETAZIONE da artista creativo quale egli è, perchè questo è un film in buona parte surreale, che non indaga la realtà, ma la RAPPRESENTA con toni anche favolistici, non ci vuole granchè a capirlo. Le storie che lui qui ci racconta sono come dei piccoli romanzi, e ciò implica dunque la libertà di piegare fatti, luoghi e personaggi ad esigenze non solo di narrazione ma anche di sceneggiatura e cinematografiche in generale. Quando noi vediamo un popolano che si rivolge alla camera (e quindi agli spettatori) parlando da un balcone che si apre su Trinità dei Monti, ma come si può ragionevolmente pensare che Allen non sappia che ciò non è assolutamente realistico?? Io trovo pazzesco che qualcuno ipotizzi che quest'ultima immagine (l'uomo al balcone) sia frutto di una svista o di una "leggerezza" del regista americano. Significherebbe proprio ritenerlo uno scemo. Mentre è chiaro che quell'uomo (se ricordo bene in canottiera) è qualcosa di surrealmente felliniano, altro che "Allen impazzito"! E poi in fin dei conti, si tratta di un artista/intellettuale americano e l'ottica nella quale egli vede la Roma che ama è esattamente quella che ci si può aspettare da lui, insomma tutto questo stupore negativo che tanti critici hanno esibito io non riesco davvero ad afferrarlo. Che poi...cosa c'è di male a raccontare con la macchina da presa storie di amori che nascono e muoiono, o a parodiare l'ossessione del successo, oppure esaltare la passione per l'opera lirica? Il tutto con un unico sfondo, la città che tanti turisti e viaggiatori ritengono essere la più bella del mondo, la città dove tutto può accadere, la città ideale -insomma- per raccontare i sentimenti e le debolezze degli uomini, nella forma cinematografica che a noi italiani dovrebbe essere più congeniale: quella della commedia. Inoltre ad Allen va dato atto con questo film di mantenere la sua posizione di cineasta baluardo ed antidoto contro la volgarità. Il suo umorismo infatti è quello raffinato di sempre, senza mai il minimo cedimento alla risata ammiccante o ruffiana. Insomma, Woody ha realizzato anche stavolta la sua consueta geniale rappresentazione della Commedia Umana, cineasta unico ed inimitabile, di nuovo responsabile in prima persona di ciò che porta sullo schermo firmando soggetto e sceneggiatura. Qualcuno ha avuto da ridire anche sulla qualità delle storie raccontate. Al contrario, io ho trovato la loro scrittura e i loro personaggi semplicemente deliziosi. Un teatro di sentimenti che hanno come sfondo comune una città che favorisce le aperture del cuore, tra ristoranti tipici ed austere vestigia di un antico impero. Gli episodi che si offrono alla visione dello spettatore ci raccontano di svariate condizioni umane. Una giovanissima turista americana e un ragazzo romano si incontrano casualmente per strada e s'innamorano; subito dopo facciamo la conoscenza dei rispettivi genitori. In particolare i padri: un Woody Allen, al solito ipocondriaco e pieno di dubbi, e un addetto alle pompe funebri emulo di Pavarotti ma dotato di una particolarità che non posso svelare. Poi c'è il signor Pisanello che d'un tratto, per quei meccanismi inspiegabili che succedono solo nei romanzi, diventa un divo acclamato dalle folle mentre fino al giorno prima era un anonimo impiegato. Poi ci sono due ingenui sposini che, provenienti da Pordenone, arrivano nella Capitale e ai quali, nel volgere di poche ore, accade praticamente di tutto, dalle sollecitazioni al tradimento amoroso fino a rapporti estemporanei con un balordo divo dello schermo e con un gagliardo topo d'albergo. E infine un celebre architetto americano in vacanza a Roma che conosce casualmente una coppia di suoi giovani connazionali che là si trovano per i loro studi universitari. Nelle esistenze di questi ultimi tre personaggi fa poi irruzione come un ciclone un'attricetta (anche lei americana a Roma) tanto carina quanto afflitta da paranoie ed ossessioni che la rendono insopportabile. Come si vede, non c'è il rischio di annoiarsi, con un simile assortimento di caratteri e una tale girandola di sentimenti, con soddisfazione dello spettatore curioso di vedere come evolverà ognuna di queste storie. Se la mano del regista è come al solito personalissima ed elegante, formidabile è il contributo offerto da un cast davvero azzeccato, peraltro allargato ad una quantità di caratteristi italiani che partecipano anche solo con brevissime apparizioni. Alec Baldwin è sornione, ironico ed autoironico come meglio non si potrebbe. Roberto Benigni geniale ed ispirato e nient'affatto sbiadito come qualcuno ha insinuato. Penelope Cruz sinceramente stavolta non mi ha entusiasmato. Jesse Eisenberg sembra nato apposta per recitare il ruolo del nerd, che è poi quello che finisce per interpretare quasi ogni volta. Judy Davis carismatica e strepitosa. Ellen Page doppiamente brava perchè ha accettato la sfida di un ruolo sommamente antipatico. Antonio Albanese e Riccardo Scamarcio senza infamia e senza lode. Alessandro Tiberi (lo sposino) davvero molto in parte. Alessandra Mastronardi (la sposina) una rivelazione niente male e graziosissima. Tra lo stuolo infinito (decine e decine) di ospiti e cammei, mi piace segnalare due attori a cui sono da tempo affezionato: il simpatico siciliano Corrado Fortuna e lo straordinario istrione napoletano Sergio Solli. Stavo immaginando, sorridendo, ad un Woody Allen che nella realtà (proprio come accade al suo personaggio nei momenti conclusivi del film) consulta la stampa italiana per vedere cosa ha scritto di lui. E allora potrebbe anche capitargli di leggere la stessa espressione latina che gli viene affibbiata nel film, lo dico per paradosso ovviamente, considerando la ferocia di certe recensioni che ho avuto modo di vedere in giro (con la differenza che il vero Allen immagino che conosca il latino e non abbia bisogno di farselo tradurre). Dunque un caso controverso, questo dell'ultimo lavoro di Woody Allen. Ma se è vero che il cinema è anche passione, allora ci può stare che esso susciti passioni controverse.
Voto: 9

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