Espandi menu
cerca
To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

Recensioni

L'autore

wundt

wundt

Iscritto dal 19 luglio 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 8
  • Post -
  • Recensioni 191
  • Playlist 89
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su To Rome with Love

di wundt
10 stelle

Roma é sempre Roma, e Allen é sempre Allen. Certa gente invece non cambia mai. Ed é sempre pronta a criticare, in maniera spesso astiosa, un lavoro forse meno riuscito del solito, ma pur sempre di spessore. 
La location é questa: Milano, venerdì sera. Corso Vittorio Emanuele, pieno centro, a due passi dalle visioni gotiche del Duomo. Il cinema é sito in una delle tante gallerie che costituiscono questa particolare zona della città, e la fila é lunga, anzi, lunghissima. La sala che proietta "To Rome with love" é ancora peggio: in mezz'ora, più o meno, sono stati occupati tutti i 400 posti disponibili. Alle 22 e qualcosa partono i titoli di testa. Dopo dieci minuti la gente ride, dopo mezz'ora le risate aumentano, dopo un'ora c'é gente che sta soffocando dal ridere, sui titoli di coda la sciura accanto a me riflette col, presumo, marito: "Però, non ho mai riso così tanto con un film di Woody Allen". 
Ecco, il punto é questo. "To Rome with love" fa ridere. (Ovvio, molti non lo troveranno divertente, ma è gente che, come dire, il senso dell'umorismo non l'ha forse mai avuto). Quattro storie si intrecciano in una Roma leggermente stereotipata (ma in "Midnight in Paris" gli stereotipi sui francesi, noi italiani, mica li abbiamo visti, vero?) in cui una banda suona, sul finale, "Nel blu dipinto di blu" (é la canzone italiana più famosa all'estero, non vedo perché molti critichino la scelta, mah...). Stereotipi a parte (stereotipi che però noi italiani ci meritiamo tutti), tra le quattro (dis)avventure la più divertente é senza dubbio quella in cui Woody é protagonista. Seppur scopiazzata da un episodio di quattro anni fa dei Simpson (Homer di Siviglia, 19a stagione) il tenore capace di esprimersi al meglio solo sotto la doccia é esilarante quanto basta. E non solo per l'idea di farlo esibire sotto la doccia persino nei grandi teatri dell'Opera, ma anche, e soprattutto, per le micidiali battute infilate da Allen sui morti, le pompe funebri, le cremazioni e quant'altro ("Il figlio é un comunista, il padre fa il beccamorto. La madre dirige un lebbrosario?"). 
Da Pordenone arriva invece una giovin coppietta perbenista e borghese che pare uscita da un film di Rossellini. O di Fellini, come dimostrano gli avvenimenti. Lui viene scambiato per un altro da una provocante escort (Penelope Cruz, al solito, bellissima e bravissima), lei, persa nel traffico caotico di una Roma tentacolare, conosce un famoso attore cinematografico (un inedito Antonio Albanese) che la seduce, ma proprio sul più bello ci si mette di mezzo un delinquente dall'accento pugliese (Scamarcio). Tutto si concluderà per il meglio, proprio come ne "Lo sceicco bianco", remember?
Alec Baldwin ritorna a Roma dopo molti anni. Ormai é un architetto barra designer di successo, e proprio tra i vicoletti a lui familiari di Trastevere incontra un giovane aspirante architetto al quale suggerisce (a mò di controcanto: vecchie memorie da teatro greco, Allen certe cose non le scorda mai) come comportarsi con la propria fidanzata e con una ragazza esuberante e provocante. Il giovincello é Jesse Eisenberg, quello di "The social network", abbastanza in palla. Ad essere onesti però, é l'episodio meno a fuoco.
Leopoldo Pisanello, alias Roberto Benigni, é un impiegato qualunque, anzi no, è un po' peggio, diciamo che in ufficio il suo parere conta quanto il due di picche. Un giorno, senza motivo, si ritrova famoso. Tutti lo vogliono, lo intervistano, lo cercano, e tutti gli pongono domande talmente idiote ("Signor Pisanello, si gratta la testa con la mano destra o con la mano sinistra?") alle quali lui, poveretto, non sa mai che rispondere. La situazione non gli garba per nulla, alla moglie invece la cosa piace assai. Il gioco però é bello finchè dura: quando i media non lo cercano più (hanno trovato subito il sostituto, un anonimo autista d'autobus) la notorietà mancherà anche a lui, tanto che per riconquistare la popolarità perduta improvviserà persino un (semi)spogliarello in quel di via Veneto. Benigni é straordinario nel delineare i tratti mimici e psicologici di un "coglione qualunque" catapultato in un mondo fatuo di flash e paparazzi assetati di cinica morbosità. 
E' una Roma fatata, caotica nello stesso tempo. E' una Roma in cui quattro storie non s'incrociano mai, ma é come se si sfiorassero in un unicum di bellezza e gioia di vivere. Può succedere tutto a Roma: puoi perderti per le vie del centro così come puoi incontrare il divo che hai sempre ammirato. E dove anche i vigili sembrano umani (vabbè, questa é tutta da vedere...). Non perfetto dunque, a tratti pare un po' buttato via, ma la 'ciccia' c'é, ed é pure abbondante. L'Italia non la devono raccontare solo gli italiani, bensì anche gli stranieri. Quella di Allen é la Roma che tutti conosciamo: caciarona, volgarotta, bellissima, esuberante. E' la stessa Roma di "Poveri ma belli", certo quelli erano gli anni Cinquanta, ma chi l'ha detto che l'Italia sia poi tanto cambiata?
Tra le tante star presenti nel film sono da menzionare Gianmarco Tognazzi, Ornella Muti, Lina Sastri, Donatella Finocchiaro, Carol Alt. E una grandissima Alessandra Mastronardi: altro che Cesaroni, quelli sì altamente stereotipati (eppure era una serie italianissima, cari detrattori). 
Sapete qual é la novità? Meriterebbe 4 stellette, ma gliene appioppo 5, così, alla faccia degli stereotipi.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati