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Madagascar 3. Ricercati in Europa

Regia di Eric Darnell, Tom McGrath vedi scheda film

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La recensione su Madagascar 3. Ricercati in Europa

di FilmTv Rivista
6 stelle

Via dall’Africa, per tornare a New York. Fuggire per farsi rinchiudere in uno zoo. Madagascar 3. Ricercati in Europa 3D si presenta come un possibile viaggio di ritorno, una (provvisoria?) chiusura del cerchio aperto con il primo capitolo, nel quale Alex & Co. evadevano dagli agi della prigionia per affrontare croci e delizie della libertà. Costantemente insoddisfatti del presente, attratti dai ricordi e stanchi del fascino del vivere selvaggi, i viziati protagonisti ripongono il desiderio di fuga nelle pinne e nel genio bacato dei pinguini, ma non fanno i conti con un’agente speciale francese - acchiappanimali sadica, Crudelia De Mon aumentata - e finiscono per rilevare un circo da clown affaristi, vagando con esso in Europa, cercando l’America. Esopo non sapeva cosa fosse il radicalismo animalista, Madagascar 3. Ricercati in Europa 3D si permette persino di scombinare le carte del politicamente corretto, affidandosi a premesse opinabili (la nostalgia canaglia della cattività) e disorientando con un circo di soli animali, sottomessi soltanto al volere della propria comunità. E mentre la Pixar disciplina il digitale contenendolo nelle forme (etiche e strutturali) del cinema classico (come nel fordiano capodopera Toy Story 3. La grande fuga 3D, nel respiro antico di Ribelle. The Brave 3D), la DreamWorks esaspera la dimensione astratta dell’era pixel: il tratto dei corpi non cerca un ipotetico realismo, s’accontenta compiaciuto dei propri angoli stilizzati mentre l’intorno scorre a rotta di collo, virtuosistico, avanguardistico e fieramente impossibile. La trama si esalta nei buchi narrativi, procede per luoghi comuni, cartoline e macchiette (Baumbach alla sceneggiatura pare solo un nome tra altri), e si gode coreografie che s’ispirano, sfidano, umiliano - libere come sono dalla fisica - il Cirque du Soleil, proponendo uno spettacolo di luci, movimento, stupore che non ha niente a che fare con una morale, con un senso, ma è solo consapevole intrattenimento sfacciato, infantile voglia di meraviglia, parodia ridente. Perché qui, al posto di commuoversi su canzoni Disney, si balla su brani di pessimo gusto, la deriva è sempre demenziale, il piacere vero è quello per l’assurdo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 33 del 2012

Autore: Giulio Sangiorgio

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