Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce. (Platone)
Dopo otto anni dalla morte di Harvey Dent, Gotham City ha trovato finalmente un po’ di tranquillità: il decreto Dent ha dato la possibilità alla polizia di fare piazza pulita della criminalità organizzata e il commissario Gordon è ormai prossimo al ritiro.
Bruce Wayne, intanto, vive isolato in una stanza del suo palazzo e Batman -per l’opinione pubblica colpevole della morte di Dent- è completamente sparito dalla circolazione. La tempesta però è all’orizzonte e ha un nome: Bane.
Questi, cresciuto in una tremenda prigione e forgiato dalla Setta delle Ombre, desidera distrugge Gotham e con essa quello che rappresenta: il degrado della società, la cupidigia, la sopraffazione del ricco sul povero. Odio cieco e desiderio di vendetta, bruciare per purificare. Ma non solo. Bane vuole che tutti paghino perché tutti hanno le mani insanguinate e la loro agonia deve iniziare con una morte diversa da quella fisica, che comunque li aspetta. Deve morire la speranza.
La pellicola propone un Bruce Wayne distrutto fisicamente e psicologicamente che, persa anche l’ombra del rancore furioso che lo animava, non prova più interesse per la vita, né timore per la morte.
Solo dopo un lungo travaglio Bruce capisce -e accetta- di provare un sentimento che aveva sempre allontanato: la paura.
Wayne, accettando la paura senza sottomettersi a essa, torna prepotentemente in contatto con la propria umanità, decretando al contempo la fine di Batman ma, fortunatamente, anche la salvezza della sua città, quella Gotham annichilita e soggiogata dal brutale Bane.
Bruce Wayne compie un percorso senza ritorno, quello che da maschera lo farà diventare uomo, dalla finzione alla realtà, dalla sofferenza fine a se stessa -che pensa di meritare- a quella che diventa sacrifico altruistico, perché il piano di Bane è da sradicare non solo fisicamente, ma moralmente. La maschera di Batman verrà spezzata per sempre, ma non sarà stato Bane a farlo, bensì Bruce stesso.
Christopher Nolan, come di consueto, ha lavorato molto su soggetto e sceneggiatura (rispettivamente con David S. Goyer e col fratello Jonathan). Oltre al protagonista, infatti, anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati, tutti hanno qualcosa da dire e qualcosa da nascondere. Le quasi tre ore di proiezione scorrono agevolmente come nei capitoli precedenti, anche perché il regista non cambia la formula vincente che vede azione mista a introspezione, condita da evidenti riferimenti all’attualità.
Cast di qualità dal quale spiccano le interpretazioni di Tom Hardy (Bane) e Anne Hathaway (Selina Kyle).
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