Regia di Joss Whedon vedi scheda film
Inizialmente ero refrattario a recensire un film così (teneramente e innocuamente) insignificante, ma in fin dei conti penso sia giusto spendere due parole sul terzo maggior incasso cinematografico di tutti i tempi per avvertire chi non l’ha ancora visto che, a dispetto degli introiti stratosferici da esso generati, non si tratta affatto di quel gran film.
“E allora come mai ha avuto tanto successo?”, chiederete voi.
Semplice: grazie ad un’operazione di marketing acuta, studiatissima e soprattutto costante nel tempo, perché era già dai tempi di “Iron Man 2” (2010) che questo film era stato (più o meno esplicitamente) annunciato.
“The Avengers” è quindi il frutto di un’abilissima mossa pubblicitaria, perché il film di Joss Whedon non si solleva mai dalla media del popcorn movie usa e getta.
L’eccessivo abuso d’ironia, probabilmente uno dei motivi principali di tanta presa sul pubblico, in realtà affossa l’opera nella banalità, abbassandola a livello di puerile sciocchezza.
Poi d’accordo, lo spettacolo non manca di certo, ma in ogni caso nulla che non si sia già visto in un qualunque capitolo della saga “Transformers”.
Dove il film riesce di più è invece nella capacità di dare spazio a ciascun personaggio, riuscendo a far sì che ogni supereroe – per un motivo o per l’altro – si riveli indispensabile nell’ambito del plot.
Le due ore e venti scorrono bene, ma ciò non toglie che un incasso così enorme derivi da tutto fuorché da meriti artistici.
Si tratta in fondo di una moda: oggi, dire “Marvel” (da intendersi “Marvel Studios”, con riferimento quindi all’ambito cinematografico e non editoriale) è come dire “Gucci” o “Dolce Gabbana”.
“The Avengers” non è affatto brutto, ma così come la casa cinematografica (e la sua annessa schiera di pellicole quasi mai veramente sorprendenti) al quale fa capo, è fatto della stessa fugace inconsistenza di cui son fatte le tendenze.
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