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The Avengers

Regia di Joss Whedon vedi scheda film

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La recensione su The Avengers

di lussemburgo
10 stelle

Eppure è un film d’autore The Avengers, scritto e diretto da Joss Whedon alla seconda prova registica cinematografica dopo l’episodio conclusivo (Serenity, 2005) della sua opera televisiva Firefly. Ed è proprio nella serialità, che è indifferentemente letteraria, televisiva o fumettistica, che questa pellicola multi-supereroistica trova la propria coerenza e si pone nella logica sequenza dei precedenti capitoli cinematografici dei Marvel Studios (Thor, Captain America, i due Iron man e il secondo Hulk) come elemento aggiuntivo e coordinato.

Non alieno da incursioni nei fumetti (l’ottava stagione soltanto cartacea di Buffy, Astonishing X-Men per la Marvel), Whedon sfrutta la disposizione della pratica seriale ad allineare trame lavorando su più piani narrativi contemporanei in montaggio alternato e facendo procedere il racconto complessivo dalla risultante delle sue componenti parziali. Ne risulta un’architettura plurima, idonea alla molteplicità di protagonisti di uguale valore (e potenza), non esente da acuti e ironici riferimenti sia al passato cronologico degli eventi (nei rimandi ai film precedenti, raramente didascalici), sia alla trattazione di quello stesso materiale sulle pagine dei cartoon.

Il film eredita dalla prassi autoriale una consapevolezza narratologica qui risolta, con atteggiamento post-modernista, nell’autoironia esplicita, espressa soprattutto dalle battute sardoniche di Stark, ulteriormente sottolineata da citazioni e da accenni a cinema e a serie considerate di riferimento. Whedon, quindi, richiama i propri “affetti” personali, senza retoriche distinzione tra culture diversificate perché tutte convergenti, riunite dalla comune filiazione espressa dal film e dal suo regista. Se si annoverano molteplici strizzatine d’occhio ad Abrams (la scena della tortura come all’inizio di Alias, l’elicottero in caduta libera in M:I III, la distruzione di New York in puro stile disaster movie degli Anni 90 alla Armageddon, aggiornato poi da Cloverfield), il film sembra far riferimento anche a Star Wars (le moto volanti, identiche nel sonoro al Capitolo VI) o a Battlestar Galactica (i cyloni ibridi meccanici, le navi alveare).

Whedon modella a suo pieno piacimento la pellicola, pur rimanendo attento allo spettacolo nella capacità di creare scene d’azione complesse con un uso sempre consapevole del 3D (sebbene post-prodotto), non eccessivo (se non nella battaglia terminale) ma ben evidente. Il regista svolge il compito assegnatoli e elabora il capitolo senza frenarne, nella inevitabile conclusione positiva, sviluppi ulteriori (con la promessa degli Skrull e di eventi probabilmente vicini a Secret Invasion) ma caratterizzando filologicamente e psicologicamente i singoli personaggi. Alla rigidità quasi stolida di Steve Rogers si contrappone la vivacità intellettuale e sarcastica di Tony Stark, il romanticismo represso di Natasha Romanoff si affianca alla malinconia dolente di Bruce Banner e la fierezza inossidabile di Thor è corroborata dalla rudezza strategica di Nick Fury.

Costruito soprattutto come moto di avvicinamento al supergruppo, The Avengers coltiva i contrasti e il divertimento costruendo le canoniche singole scazzottate preliminari tra gli eroi (tipiche dei mash-up dei primi comics) e relegando l’azione al finale, compresso dalla deflagrazione della trama orizzontale (l’ambizione di Loki e la sottomissione della Terra) nella confluenza delle vicende personali, coordinate in un parossismo digitale quasi forsennato con la lotta armata tra umani (potenziati) e alieni.

Sintesi perfetta del film e del suo impianto registico con un unico punto di vista su una complessità molteplice che rimane ben evidente (anche stereoscopica), The Avengers trova la propria summa ed esplicitazione in un piano-sequenza vistosamente artefatto, con tutti i super-eroi fianco a fianco nella medesima battaglia. L’inquadratura avvia l’epilogo mentre, al contempo, introduce la promessa evidente di un prossimo episodio corale come nuova riunione di percorsi individuali ormai ben delineati e atti a procedere con piena e consapevole indipendenza.

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