Regia di Mark Andrews, Brenda Chapman, Steve Purcell vedi scheda film
Se la rossa chioma fluente di Merida può ricordare un fuoco selvaggio e ribelle, i suoi occhi azzurri e il suo carattere non sono da meno. Primogenita di re Fergus e della regina Elinor, la principessa mal sopporta le regole alle quali è sottoposta dalla madre.
Abile arciera e cavallerizza, Merida un giorno riceve la peggior notizia che potesse immaginare: la famiglia organizzerà dei giochi il cui vincitore diventerà suo promesso sposo.
Sconvolta dalla notizia, la ragazza ha un’idea brillante, partecipare in prima persona al torneo per vincere la sua stessa mano.
Il gesto di Merida creerà uno strappo difficile da ricucire fra lei e la madre, anche a causa dell’incantesimo di una vecchia strega.
La Pixar propone per l’ennesima volta la ricetta base dei suoi tanti successi: storia semplice che parla di valori universali, ritmo serrato, alternanza fra risata e pianto, incredibile perizia tecnica.
Anche se la vicenda si svolge e si risolve esattamente come ci si aspetta, il piacere della visione ne risente solo parzialmente: la pellicola parla di desiderio d’indipendenza e vincoli famigliari, del valore delle tradizioni e dei legami fra chi lotta per un fine comune.
Il susseguirsi di peripezie vedrà Merida maturare e prendere coscienza di quanto la famiglia sia stata importante nell’aiutarla a diventare la donna che è: libera, determinata, altruista. Non solo, il cambiamento della principessa ricorda allo spettatore un’altra verità fondamentale: non c’è valore che non sottenda una qualche forma d’amore.
Lo Studio californiano realizza un prodotto di qualità, un po‘ condizionato dalla prevedibilità dell’azione, ma certamente superiore al diretto predecessore, quel Cars 2 non brutto ma piuttosto freddo.
In cabina di regia Mark Andrews (sceneggiatore del recente John Carter) e Brenda Chapman (co-regista de Il principe d’Egitto), musiche del compositore britannico Patrick Doyle, produzione esecutiva del solito John Lasseter.
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