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Le paludi della morte

Regia di Ami Canaan Mann vedi scheda film

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La recensione su Le paludi della morte

di mexicanrevenge
2 stelle

Una disastrata pellicola che altro non è che il tentativo di creare qualcosa di accettabile mediante il mero e bulimico accumulo di stereotipi tratti da altri (molto migliori) film del genere, senza approfondirne minimamente neppure uno e quindi fallendo miseramente.

Non so come sono riuscito ad arrivare a vedere fino in fondo a questo film.
O, meglio, credo di saperlo.


Questo disastroso filmetto ti attira come un ragno nella sua tela proponendoti una sequenza incredibile di situazioni stereotipate dei film polizieschi/d'azione, allettandoti con la promessa di rivivere emozioni già provate con buone pellicole.
Alzi la mano colui a cui non vengono subito in mente almeno un paio di buoni film sul tema "rapitore/assassino seriale di ragazze che lui nasconde in luoghi appartati/in campagna".
Alzi la mano chi non ha in mente almeno un film con il tormentone "poliziotto costretto a fare indagini a fianco della ex moglie" o "con una donna-poliziotto che non sopporta e della quale farebbe a meno".
Idem per il tema "poliziotto di provincia a fianco/in contrasto con poliziotto di città" o per "serial killer di prostitute minorenni".

Bene, alla fine della visione la mia "illuminazione": questa disastrata pellicola altro non è che il tentativo di creare qualcosa di accettabile mediante il mero e bulimico accumulo di stereotipi, senza approfondirne minimamente neppure uno e quindi fallendo miseramente.

Approfondimento psicologico? Inesistente.

Relazioni tra i personaggi? Accennate frettolosamente ognuna per tre secondi (Worthington e la moglie, Worthington e il collega, Worthington e l'operaio, il poliziotto di New York e la piccola sbandata, l'operaio e la piccola, l'operaio e il fratello dela piccola ecc.) e poi abbandonate a sè stesse.

 

Riflessioni sociali? Tipo "servizio doverosamente istituzionale" del TG2 delle 13: ti faccio vedere la madre-prostituta squinternata che caccia di casa la figlia. Tempo cinque minuti. Ti faccio vedere le prostitute menate dai papponi (poverine), sono pure minorenni (poverine al quadrato), a volte le ammazzano pure (poverine al cubo). Tempo due minuti. Ti faccio vedere un poster contro il "child abuse" sullo sfondo dietro alla Moretz. Tempo tre secondi. Pubblicità e, dopo, la pagina sportiva.

Ambientazione? Erano molto più sinistramente affascinanti e facevano molta, molta più paura il bosco de "Il collezionista" o il fiume di "Impatto imminente", tanto per citarne solo un paio.

Tensione investigativa? Zero. Si arriva al dunque come arrivare al capolinea dopo aver preso l'autobus. Nessuna trama e pure nessun colpo di scena, perchè che la pista investigativa non fosse così "pacifica" qualunque spettatore l'avrebbe dovuto capire dopo venti minuti.

Dialoghi?
"Tu vieni da New York, non ti rendi conto di dove ti trovi!" [figuriamoci, Texas City! Manco si parlasse di Casal di Principe o della Locride, lì si che c'è da aver paura!]
"Si che me ne rendo conto".
"No, non te ne rendi conto".
"Invece lo so benissimo".
Questo è il dialogo migliore.

Cosa resta?
La scena dell'aggressione in casa, l'unica davvero riuscita, e una discreta scena di inseguimento in auto, sciaguratamente conclusa con una inutile trovata hard-boiled che rifà (pure questa!) il verso a tante altre già viste.

Cosa si poteva fare di meglio?
Praticamente tutto.
E lo si poteva fare anche senza copiare gli altri.


Per esempio, la si poteva perfino buttare sull'ironia perchè il personaggio di Worthington è probabilmente il poliziotto contemporaneamente più antipatico e più disastrato che si sia visto dai tempi dell'ispettore Clouseau (che però non era antipatico): stupidamente duro ed arrogante, sempre in ritardo, assolutamente privo di fiuto investigativo, se insegue un criminale in auto gli sfugge, se sorveglia una casa dentro a quella casa accadono le peggio cose e lui interviene (al solito) a disastro avvenuto ecc.
Ce n'era abbastanza per farne un personaggio o comico o, all'opposto, tragico.

Invece purtroppo la Ami Canaan Mann prende la sua "creatura" filmica, e probabilmente sè stessa, terribilmente sul serio e cerca di fare un "thriller criminale" che tenta di essere credibile ed interessante come tale.
Tentativo pretenzioso e illusorio, non supportato neppure da una recitazione decente.
Che sia colpa della sceneggiatuta, della regia o degli attori stessi, non si salva quasi nessuno: Worthington è di una amorfità al di là del bene e del male, la Chastain sembra più che altro ansiosa di finire le riprese, Jeffrey Dean Morgan appare più volenteroso ma naufraga anche lui nella mediocrità.
Tutto sommato la migliore forse è Chloe Grace Moretz, anche se il suo personaggio non è particolarmente difficile (nè particolarmente loquace).

Alla fine la considerazione è: Ami Canaan Mann è figlia di Michael Mann, che è anche co-produttore del film.
Ma se Mann voleva fare un regalo alla figlia, invece di produrre questo film raffazzonato e presuntuoso non poteva regalarle, che so, un ciclomotore?
Forse pure lei si sarebbe divertita di più.
Io, di sicuro.

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