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I più grandi di tutti

Regia di Carlo Virzì vedi scheda film

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La recensione su I più grandi di tutti

di supadany
7 stelle

Non sarà certo il film che farà gridare al miracolo, ma in una società (la nostra italica) nella quale i fenomeni da baraccone (“Amici” in primis, altri poi seguono a ruota senza molto più ritegno) hanno sempre la meglio fa, almeno per chi scrive, un enorme piacere vedere una pellicola genuina, semplice, diretta al sodo, anche un po’ ingenua (forse con la volontà di esserlo), proporre un po’ di rock, sfaccettato poi con un sano gusto “basso” e sconquassato che sa anche prendere in giro tanti limiti (la saggezza è facoltà di pochi).

Sono trascorsi ormai quindici anni da quando i Pluto hanno finito di sconvolgere col loro rock le zone di Livorno, quando Ludovico (Corrado Fortuna) propone al batterista Loris (Alessandro Roja) di ricomporre il gruppo per fare un concerto “evento”.

Anche lui non vede gli altri da una vita, ed oggi non se la passa bene, come gli altri d’altro canto, ed il ritrovarsi darà luogo a pulsioni diverse, ma il concerto è un’occasione che non vuole mancare.

 

 

La nostalgia è sempre parecchio canaglia, ma Carlo Virzì (del più famoso Paolo è il fratello) dimostra, anche a sorpresa, di saper andare oltre con gusto musicale e predisposizione allo scherno dei presunti miti rock che propone, ovvero una banda senza ne capo ne coda, più falliti che altro, nemmeno consapevoli del talento che avevano.

E’ la loro immagine attuale a prendere il largo, tra siparietti vari poco edificanti per loro, ma efficaci per avvalorare l’indole complessiva della pellicola che sa costruirsi un percorso semplice,ma efficace ed a suo modo caloroso con volti azzeccati per i rispettivi ruoli (dall’imperturbabile Alessandro Roja, passando al ribelle per antonomasia Marco Cocci, arrivando all’indecifrabile anarchico Cappanera, senza scordarsi l’apparizione di Frankie Hi-NRG MC).

Il finale poi è la chicca tutt’altro che nascosta, il finto show, un tocco di classe esclusivo, fin troppo attuale, ma pertinente, come probabilmente meglio non si poteva proprio fare.

Insomma un film che rappresenta soprattutto un tocco di vitalità all’interno di un panorama spesso fin troppo scialbo, un colpo al cuore che, con tutti i limiti del caso (sicuramente si tratta di un film  con i suoi difetti), è capace di coltivare una passione essendo sempre consapevole dei limiti imposti dall’alto (partecipazione) e di quelli imposti dalla condizione stessa di chi la propone.

A suo modo una rarità.     

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