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J. Edgar

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su J. Edgar

di canaja
8 stelle

“Dobbiamo essere liberi dalla paura. Non è il potere che corrompe, ma la paura” . (Aung San Suu Kyi)

J. Edgar
, diretto da Clint Eastwood e sceneggiato da Dustin Lance Black, racconta le gesta di John Edgar Hoover dagli inizi della carriera all'FBI fino alla nomina di direttore del Bureau, che ricoprirà per quasi 50 anni.

Hoover cambierà profondamente lo stile investigativo della polizia federale ottenendo sia notevoli risultati che forti critiche per i suoi metodi poco ortodossi e spesso moralmente discutibili.

Come vedremo, però, il fulcro della narrazione sarà un altro, ovvero l'aspetto umano del personaggio.

Il rapporto squilibrato con la madre e l'omosessualità mai elaborata ed accettata, oltre ad una maniacale esigenza di controllo, saranno le caratteristiche salienti della complessa personalità di Hoover.

Lo script di Dustin Lance Black, già sceneggiatore di Gus Van Sant in Milk, mette efficacemente in scena un personaggio dominato dalla paura (di sé, di non essere accettato, di amare...), che allo stesso tempo è anche ben consapevole della forza di questo sentimento: sfruttare la paura per ottenere i propri fini, infatti, sarà spesso alla base dell'agire del John Edgar funzionario, ma quella stessa paura sarà anche la catena che impedirà al John Edgar uomo di essere veramente libero.

Hoover (interpretato con vigore da Leonardo di Caprio) si dimostra tanto abile nella gestione delle attività del Bureau, quanto incerto e confuso nei rapporti umani più intimi. Forse proprio da queste insicurezze nasce una ricerca quasi ossessiva di approvazione, giustizia e controllo che lo spingerà ad usare ogni mezzo per realizzare i suoi obiettivi.

La mano sobria di Eastwood in cabina di regia è leggermente meno efficace che in altre prove recenti, complice un racconto senza particolari picchi emotivi, una fotografia a tratti eccessivamente cupa ed una durata della pellicola, a mio avviso, superiore al necessario. Un altro limite si può riscontrare nel trucco: le versioni invecchiate di Hoover e del compagno/collega Clyde Tolson (Armie Hammer) sono veramente poco credibili.
Difetti che comunque non inficiano il valore della pellicola: il ritratto intimo di un uomo fondamentalmente incapace di accettarsi.

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