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Hysteria

Regia di Tanya Wexler vedi scheda film

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La recensione su Hysteria

di FilmTv Rivista
8 stelle

La repressione sessuale sta alla commedia inglese come le corna a quella all’italiana. Niente sesso, siamo inglesi. Più che un avvertimento, una dichiarazione d’intenti. Negli anni 80 le cose iniziano a cambiare, però. I film di Stephen Frears, cose come Rita, Sue e Bob in più ci raccontano come la lotta di classe, negli anni della Thatcher, è combattuta (anche) attraverso una nuova sensibilità erotica in netta opposizione con ciò che resta del pensiero vittoriano. Questo per ricordare che il sesso, a dispetto dei benpensanti di ogni latitudine e ideologia, è sempre una questione… politica. Tanya Wexler, nipote del leggendario operatore Haskell (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Questa terra è la mia terra, Colors. Colori di guerra, tanto per ricordare alcuni titoli), offre del triangolo fatale inglesi/repressione sessuale/lotta di classe una lettura arguta e divertita. Al passo con i tempi che rimettono in gioco strategie erotiche e oscuri oggetti del desiderio. Il dottor Granville (Hugh Dancy), licenziato continuamente dagli ospedali nei quali lavora a causa del suo insistere sulle inesistenti condizioni igieniche nelle quali operano i medici, finisce nello studio del dottor Dalrymple (Jonathan Pryce), specializzato nel trattamento dell’isteria femminile (leggi: donne sull’orlo di una crisi di nervi per mancanza di sani orgasmi e rapporti sessuali degni di questo nome). Tormentato dalla figlia Charlotte (Maggie Gyllenhaal), sostenitrice del voto alle donne e criptosocialista, il dottore affida sempre di più le sue pazienti al giovane assistente. L’alleviamento della presunta isteria attraverso pratica manuale procura al volenteroso dottore tendiniti e altri disturbi. Grazie a un marchingegno costruito dal suo amico, mecenate e inventore Lord Edmund St. John-Smythe (Rupert Everett), il giovane può intervenire sulle sue pazienti con un oggetto le cui vibrazioni producono effetti miracolosi. Tanya Wexler tiene il suo film in equilibrio fra satira (occhio alle deiezioni equine), commedia e frecciate politiche, grazie soprattutto a un Rupert Everett spumeggiante e autoironico, promotore sardonico di perversioni vere o presunte. Sesso please, siamo inglesi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 8 del 2012

Autore: Giona A. Nazzaro

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