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Hugo Cabret

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Hugo Cabret

di mc 5
10 stelle

Questa volta non ho dubbi. Sul fatto che questo film sia un Capolavoro assoluto. Ma potrei anche andare oltre. Questo film entra di diritto tra le più grandi pellicole della Storia del Cinema contemporaneo. Da un Maestro come Scorsese mi aspettavo sicuramente qualcosa di memorabile ma certo non a questi livelli. E se già in passato mi è capitato di affrontare con imbarazzo il commento di film troppo belli per poter essere raccontati misurandomi coi limiti della parola scritta, questa volta credo che rinuncerò ad entrare nel dettaglio della vicenda e dei suoi protagonisti; non ci sono parole per sintetizzare, riassumere o comprimere una tale epopea di immagini e di emozioni. Vedendo scorrere le immagini sullo schermo ho sorriso e ho pianto con l'entusiasmo di un bambino, con l'ingenuità di chi sgrana gli occhi stupefatto di fronte alla Meraviglia in movimento. La poesia, il sentimento, il piacere, di vivere un'avventura con l'animo dello spettatore-bambino...tutte queste sensazioni (che non hanno prezzo) prendono il sopravvento e ti lasciano muto ed eccitato. No, davvero impossibile reperire parole adeguate a raccontare un tale spettacolo, un tale vortice di emozioni, un tale volteggiare di leggerezza che è balsamo per il cuore. Oltre due ore di un'avventura impagabile, dove l'innocenza del protagonista diventa il nostro sguardo necessario per rielaborare la Passione per il Cinema. So di non essere particolarmente originale, lo hanno detto un pò tutti, ma non posso fare a meno di rimarcare ciò che questa pellicola primariamente rappresenta: una immensa dichiarazione d'amore verso il Cinema, la sua storia, e verso ciò da cui tutto ebbe inizio. La grande Arte del Cinema vista con gli occhi di un orfano che coltiva un sogno. Quello di ridare vita ad un automa che perpetua il ricordo del padre defunto, e dal quale il meccanismo era stato costruito, unico testimone inanimato di un legame profondo che è sopravvissuto alla morte. Un racconto intenso e potente, ma anche tenero e commovente, che omaggia gli albori della settima arte, semplicemente raccontandone l'Illusione e la Meraviglia, viste attraverso gli occhi di un bambino aperti su un mondo di immagini fantastiche. Certamente il Maestro Scorsese ha potuto disporre, per questo suo definitivo film-testamento, di un budget cospicuo, ma che lui ha saputo utilizzare come meglio non si sarebbe potuto, esaltando al massimo livello la stupefacente potenza delle immagini. Si cade come sotto l'effetto di una droga, si resta prigionieri della incomparabile suggestione di certe immagini (peraltro esaltata da un incredibile 3D). Un corto circuito da delirio tra la manualità e creatività spartana dei pionieri del Cinema e la tecnologia sofisticatissima utilizzata per far rivivere quel mondo naif, concetto questo che raggiunge il grado massimo nella sequenza, proposta nei due piani temporali, della locomotiva che va incontro allo spettatore, ugualmente impressionandolo in entrambi i casi. Certe panoramiche dall'alto che esplorano l'umanità che pulsa nella stazione di Montparnasse, sono da tuffo al cuore. Di una grandiosità che toglie il fiato. E che dire dell'automa? Dio mio, quella creatura meccanica io l'ho trovata sconvolgente!...in quella sua immobilità ambigua, da sfinge inquietante e meravigliosamente terribile. Nel campionario di varia umanità che popola la stazione non v'è un solo personaggio che non emani fascino, o curiosità, o malinconia. L'spettore ferroviario, burbero e arcigno, che si concede a squarci di poesia quando corteggia goffamente la fioraia. Il signore anziano e grasso che sembra non stare simpatico al cagnolino della sua interlocutrice. O la stessa fioraia, modesta e dimessa, eppur dignitosa nella sua umanissima semplicità. E poi ci sono i protagonisti, di cui riferirò tra poco. Tutti ruoli comunque scritti in sede di sceneggiatura con mano decisamente felice da John Logan, il quale in realtà ha lavorato sul soggetto originale del best seller di Brian Selznick. Il piccolo Hugo Cabret è un personaggio indimenticabile e verrà fissato per sempre nell'eterna memoria cinefila proprio in quell'immagine che di lui più resta impressa, mentre osserva il mondo attraverso le fessure del grande quadrante dell'orologio. Poi c'è la figura di George Méliès, certamente qui romanzata, ma comunque raccontata in modo magistrale, evocando un'intrigante vena malinconica che coniuga l'esaltazione sfrenata del "gesto" teatrale col dolente rimpianto del passato, la suggestione magica della performance spettacolare con le miserie della vita quotidiana. Ma questa pellicola conta, oltre che su una direzione autorevole, anche su un cast la cui scelta riveste un ruolo fondamentale. Asa Butterfield è impressionante per maturità ed adesione totale al ruolo: nessun altro avrebbe potuto essere Hugo Cabret. Di Chloe Moretz sono supporter e fan da tempi non sospetti e ribadisco quanto già vaticinato in altre sedi: questa ragazzina diventerà una delle più grandi dive di Hollywood, anche in considerazione della diversificazione dei ruoli fin qui interpretati, nonostante la giovanissima età. Doverosa (e sentita) segnalazione per tre significativi cammei: l'ottimo Ray Winstone che appare per pochi secondi (è lo zio Claude), poi un bravissimo Jude Law, ma soprattutto il mitico Cristopher Lee, splendido novantenne che non ha perso un grammo del suo antico carisma. Mi piace anche segnalare la mia amatissima Emily Mortimer, attrice che seguo con affetto da anni (è la fioraia). Discorso a parte per Sacha Baron Cohen, un attore il cui percorso professionale è dei più bizzarri in assoluto. Partito come puro provocatore, autore di performance satiriche ai limiti del digustoso e accompagnate ad incursioni antisemite, ad un certo punto ha mutato direzione, partecipando a progetti più impegnativi, come "Sweeney Todd". E sinceramente non avrei mai immaginato che il Baron Cohen che appariva in tanga per dileggiare i gay del mondo della moda oggi avrebbe interpretato un ruolo così importante in un capolavoro di Scorsese. E, per ultimo, colui che esce dal film come un gigante. Ben Kingsley è qui di un talento inaudito, capace di esprimere nell'arco delle due ore tutte le possibili sfumature che un attore può esibire. Osservarlo mentre allestisce i set (ed interpreta i film) di George Méliès è qualcosa da cui ogni cinefilo si sente appagato. Affronterò solo marginalmente l'argomento 3D, perchè tutti ne hanno parlato e direi soltanto ovvietà. Non posso dunque che unirmi al coro unanime di chi ha giudicato il 3D utilizzato in questo film come il più azzeccato mai visto finora. Ritengo inoltre che dietro l'uso di questo meccanismo, in questo caso sia presente uno spirito, una scelta di campo, che guarda sia all'effetto clamoroso (la locomotiva impazzita!) sia all'effetto costante (come se Scorsese avesse voluto avvicinare al massimo i volti in primo piano degli attori ai nostri occhi di spettatori). Un film che tutti dovrebbero vedere. Il pubblico di massa che godrà di una bella storia e di un blockbuster di sentimenti ed emozioni. E il pubblico dei cinefili che vedrà rispecchiata la propria passione in questo Atto d'Amore Definitivo verso la settima arte.
Voto: 10

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