Espandi menu
cerca
Dark Shadows

Regia di Tim Burton vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Raffaele92

Raffaele92

Iscritto dal 10 ottobre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 371
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Dark Shadows

di Raffaele92
6 stelle

Nonostante tutto, continua ad incassare. Questo è Tim Burton oggi: pura poetica d’(ex)autore da asservire al gusto della massa.

A dispetto della schiera di fan (e si badi bene all’uso di questa parola, perché se un regista inizia a circondarsi di fan piuttosto che di ammiratori – le due cose sono ben diverse – vuol molto spesso dire che il talento ha ceduto il posto alla popolarità), Burton continua a dimostrarsi via via meno ispirato.

C’è chi rimane ancora affascinato dallo stile dark ostentato da Tim Burton. Se però in passato suddetto stile si faceva portavoce di un modo – per il regista – di vedere la realtà (come fu per capolavori come “BeetleJuice”, “Edward mani di forbice” e “Batman – il ritorno”), oggi tale caratteristica è diventata, all’interno del cinema di Burton, mera moda.

L’autore di “Big Fish” (2003) ha (s)venduto la propria arte al (ai) migliore(i) offerente(i), intrappolando il suo attore feticcio Johnny Depp in una schiera di ruoli che ne hanno fatto un attore/personaggio irreversibilmente omogeneo.

Privato del cuore e dell’anima, il mondo (una volta) fantastico, impossibile e meraviglioso del cineasta rimane ora sulla superficie. Eppure, trattasi di una superficie elegante e – a suo modo – colta, che nonostante tutto riesce a non deludere mai totalmente.

Dark Shadows (soprav)vive di citazioni intelligenti, intervallate da spassosissime trovate (la “M” di MacDonald come iniziale di Mefistofele) il cui susseguirsi genera una prima mezz’ora (o poco più) irresistibile. Questo grazie anche a ottimi scambi di battute tra Depp e la Moretz, nonché all’impatto tra la figura classica del vampiro e la realtà “moderna” e ultrapop degli anni ’70 che qui, stilizzatissimi, rivivono grazie a costumi kitsch e a una grande colonna sonora.

Nel secondo tempo il tutto appassisce un po’, la carenza d’idee viene a galla, si cominciano a intravedere segni di stanchezza nel plot (il cameo di Alice Cooper però è da applausi), e si arriva ad un finale fastidiosamente eccessivo e ridondante.

La strampalata scena di sesso tra Johnny Depp ed Eva Green, per alcuni una sequenza cult, in realtà è ben poca cosa.

In definitiva un filmetto piccolo piccolo, che vorrebbe omaggiare l’horror di casa Hammer (a detta del regista stesso, il modello ispiratore del film in analisi è “1972: Dracula colpisce ancora”, che a dire il vero è un pasticcio inguardabile) proponendosi al contempo come riduzione cinematografica dell’omonima serie televisiva realizzata a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70.

Finisce però per privilegiare l’assecondamento dei facili gusti e delle zuccherose tendenze del pubblico giovanile.

Più smaccatamente spassoso che bello, più caramelloso che macabro, è una pellicola che porta – una volta ancora – a sperare che il regista compia un miracoloso ritorno alle proprie leggendarie origini.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati