Regia di Tim Burton vedi scheda film
Cosa manca a Dark Shadows, o meglio, cosa è mancato di più a me? L’incanto. Tim Burton non è mai stato un “regista dell’orrore”, almeno non in senso stretto. Ciò che lo ha sempre distinto inequivocabilmente è la vocazione poetica con cui ha fatto suoi elementi e ambientazioni di derivazione dark-gotica: attraverso i suoi occhi il macabro e il lugubre si animano di dolcezza, di poesia, di mesta tenerezza e tutto ciò che viene abitualmente considerato triste o spaventoso si illumina di nuova vita. L'immaginario fantastico di Tim Burton è popolato da creature anomale e delicate che si meravigliano del mondo più di quanto il mondo si meravigli di loro. Tutto questo aspetto in Dark Shadows mi è mancato: è un film ricco di riferimenti, di musica, rumori ed effetti speciali ma ha perso quella rarefazione, quella capacità di staccarsi dal reale per librarsi in un mondo magico e sospeso, malinconico ma amichevole, che lo ha reso un autore unico e molto amato. Certo ha guadagnato in ottimismo e buon umore, la qual cosa non è necessariamente un difetto: il film è spassoso e anche quando le vicende sono narrate un po' frettolosamente si assiste ad una simpatica e accattivante confusione. Ma questo modello di cinema fantasy mirabolante e un po’ fracassone fatto di combattimenti, morphing, guizzi vertiginosi (potenzialmente maneggiabile da diversi registi) non gli si addice: la dimensione ideale di Tim Burton rimane a mio avviso quella più artigianale, più raffinata, più taciturna, più emotiva: è lì che sa essere assolutamente inimitabile.
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