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Trust

Regia di David Schwimmer vedi scheda film

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LoLori

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La recensione su Trust

di LoLori
7 stelle

Mi è piaciuto... Se discutiamo il film... -_-
Mi è proprio piaciuto, mi ha appassionato e coinvolto...
L'ho trovato buono anch'io... ottime le interpretazioni, molto convincenti, e la regia è misurata... non eccede in troppe forzature o stereotipi.
Ma se andiamo ad analizzare il caso... questo - nella fattispecie - non è il tipico caso dell'Orco cattivo che rapisce Pollicino... nooh...
Anne, la protagonista... la vittima... cede alle malsane avances del suo ammiratore "segreto ai famigliari" di sua spontanea volontà, non tanto perché circuita... ma piuttosto perché va cercando in costui, l'affermazione di un minimo d'una già precaria autostima (vedi  pallavolo).
E non resterà traumatizzata tanto - e solamente - in quanto "abusata" - pressoché consenzientemente - ma resterà ferita, nell'orgoglio e nell'anima, dall'esser stata ingannata, delusa da un raggiro sentimentale in cui, proprio come una donna "matura", è caduta vittima.
Dapprima soffrirà il senso di colpa, in quanto non solo sarà privata di quel suo affetto virtuale - a lei sincero e vero - in cui ingenuamente credeva, ma sarà addirittura spinta da coloro in cui crede e ha fiducia - genitori, fratello e migliore amica - a dover tradire quel suo "affetto segreto"... il quale, l'adolescente - in quanto tale - dapprima non riesce a vedere come un'aberrazione, un rapporto insano... ritrovandosene invece "sedotta e abbandonata"... (dal film, non son ben riuscito a capire, se il suo "seduttore" si si allontani da lei per paura d'esser rintracciato... o, peggio, perché, dopo averla avuta, giacchè stanco di lei, pensi già ad un altra "vittima").
Comunque... solo alla fine, la ragazza, si avvedrà del raggiro e, dal sentirsi traditrice, dal senso di colpa per esser stata costretta a denunziare il suo "amato virtuale"... di colpo, passerà al sentirsi, a riconoscersi - e comprendersi - come vittima, in quanto tale, di un tradimento emotivo e sentimentale... ma soprattutto, riuscirà a vedere il "sedicente seduttore" come la persona che le ha - forse del tutto, forse per sempre - rovinato la vita (non solo sessuale) e la fiducia che la matura ragazzina riponeva in questa!
D'ogni modo, trovo onesta - (o è insensata?!) - la scelta di regia - affidata ad un davvero sorprendente David Shwimmer (il pedante "Ross" di "Friends") - nell'aver impiegato per il ruolo della "vittima"... certo non una tenera cerbiattina, un angioletto biondo dal musetto dolce ed innocente... ma una vera e propria "Lolita"... che dell'innocenza di una 14enne, obiettivamente, ha ben poco da mostrare, anzi... tutto da dimostrare: sembra una di quelle modelle russe spinte anzitempo in passerella, una "donna bambina" che... un pedofilo, un vero caso clinico, in teoria, nemmeno dovrebbe prender in considerazione, per quanto appare "fisicamente già adulta"... (ma anche intellettualmente, la sceneggiatura ce la propone come un adolescente posata e matura per la sua età, specie nel dialogo dell'incontro col suo "seduttore"), a differenza di una delle altre quattro vittime (la foto segnaletica della 12enne che viene mostrata ad Anne, era davvero un angioletto biondo, una bambina vera, non una adolescente di 1m .70 con sguardo perforante da gattina maliarda)
Trovo il finale - a sorpresa - un tantino patetico, una sorta di spot "anti-pedofilia"... mah... certo fa il suo effetto. Spiazzante!
E di sicuro, per alcuni (genitori) angosciante... anche se... non è colpa dello "pseudo pedofilo" seeh: -"MA PERCHE' NOSTRA FIGLIA SI ESPRIME COME UNA PORNOSTAR ?!!! ".
Dicevo del cast... ottimo, convincente la sempre brava Catrinne Keener, nel ruolo della madre che cerca di salvare il salvabile di una famiglia alla deriva, travolta da uno tsunami... mentre, nel ruolo della figlia, Liana Liberato è una vera rivelazione: davvero talentuosa nella scena del crollo emotivo tra le braccia della psicologa di colore...
Alcuni dialoghi invece, non scorrono sempre fluidi - specie quello risolutore tra padre e figlia, pur partendo bene... si impantana in se stesso contraddicendosi - il padre (un ottimo Clive Owen che non sa solo sparare, anzi, per come lo conoscono i più, risulterà quasi comica la scena in cui rinuncia all'acquisto di un arma, per uno come lui, più noto per esser attore d'azione che di dramma famigliare), chiederà scusa, ma senza comprendere i suoi veri errori, e non c'è dato di sapere se continuerà a scontrarsi col suo senso di colpa e conseguente desiderio di vendetta! il quale sen, tra l'altro, sarà la vera causa di rottura non solo tra padre e figlia... ma anche tra moglie e marito!
Il film ha comunque il suo pressante piglio drammatico, ti incolla allo schermo! Ad ogni dialogo, ad ogni scambio di battute, allusive, ficcanti, anche velenose, pare proprio che in questa famiglia "middle/upper class... stia per accadere l'irreparabile... con la figlia quale, dapprima vittima coccolata e iperprotetta, si ritrova giudicata... finendo poi col poter - e dover - giudicare tutto e tutti... pare che stia per esplodere questo bel quadretto familiare riunito intorno ad una tavola imbandita a festa - dell'ipocrisia... specie se dall'altro capo del tavolo siede un padre (neofita nel ruolo) come Clive Owen! Invece... continua "solamente" a sgretolarsi lentamente...

7... ma anche 7 e mezzo, d'incoraggiamento...

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