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La kryptonite nella borsa

Regia di Ivan Cotroneo vedi scheda film

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Julia1994

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La recensione su La kryptonite nella borsa

di Julia1994
6 stelle

"La Kryptonite nella borsa" è una fiaba moderna ambientata a Napoli nel 1973. Protagonista è Peppino, un occhialuto bambino impacciato, che vive in una famiglia poco tradizionale. La mamma, Rosaria, dopo aver scoperto i tradimenti del marito, cade in uno stato di depressione che la costringe a letto, e che porta il piccolo Peppino a passare molto più tempo con i suoi zii -Titina e Salvatore-, e con un'amica della madre, Assunta. Titina e Salvatore (C. Capotondi e L. De Rienzo) sono due giovani hippie che portano il nipotino a feste, serate femministe, balli. Assunta cerca disperatamente marito, costringendo Peppino a stare ore e ore al mare, nella speranza che qualcuno la noti. Ma Peppino, che in classe è preso spesso in giro, un po' per la sua miopia, un po' per la sua goffaggine, non è solo. Accanto a lui c'è nientepopodimeno che Superman. Il supereroe è in realtà il cugino Gennaro, ragazzo un po' stravagante, morto da poco, che rivive proprio nei ricordi del bambino. Come Peppino, anche Superman è il classico sfigato, ma da vero eroe alla fine del film dà un'importante lezione di vita: mai vergognarsi delle proprie diversità, portare con orgoglio il fatto di essere fuori dal comune è il primo passo per una vita felice. Il film è piacevole, anche grazie all'interpretazione degli attori. Luca Zingaretti e Valeria Golino eccezionali; buonissimo anche Libero De Rienzo, anche se si vede forse troppo poco. E' anche accennato il pensiero popolare, quello "comune". E' sconveniente rimanere incinta prima del matrimonio; ci si vergogna a mostrare una casa povera al proprio uomo. Ma allo stesso tempo si intravedono le lotte per l'uguaglianza tra uomo e donna (ricordando che, se i reggiseni sono stati appena comprati, magari "non li bruciate... stipateli nel cassetto e smettete di usarli!"); l'importanza di non vergognarsi del proprio corpo; il tentativo di allargare le proprie vedute frequentando ambienti diversi da quello casalingo. Belli i costumi e le scelte dei colori, tanto nei trucchi quanto, soprattutto, nella scenografia. Piacevole anche la regia e la sceneggiatura, specialmente nelle scene comiche con il terzo zio di Peppino, che sembra essere un grande studioso; e in quelle più serie in cui Rosaria, lentamente, diventa consapevole della propria esistenza.

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