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Life Without Principle

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Life Without Principle

di alan smithee
8 stelle

In concorso quasi a sorpresa all'ultima Mostra veneziana, ritroviamo un Johnnie To in gran forma, questa volta impegnato a districarsi con i peccati e le tentazioni morali di tre individui molto distanti tra di loro, ma accomunati dalla presenza di una somma ingente di denaro che finira' per condizionare radicalmente le relative esistenze. Troviamo dunque un taciturno ispettore di polizia alle prese con le problematiche (economiche ma anche piu' intime) relative all'acquisto di un appartamento ove andare a vivere con la giovane consorte, ma anche alle prese con i casi drammatici di tutti i giorni che finiscono per rubare il tempo che la sua donna vorrebbe fosse dedicato alla costruzione della propria famiglia; a cio' s aggiunge la scoperta di una sorellina giovane che viene fuori a sorpresa in seguito alla morte dell'anziano padre. Seguiamo poi la vita di una giovane e dolce bancaria, costretta a piazzare al pubblico da lei gestito, e rappresentato per lo piu' da ignari pensionati e risparmiatori semplici e poco informati, quote di fondi di investimento e Sicav dall'alta rischiosita' per evitare di perdere la gia' poca stima di cui gode presso la sua responsabile, e compromettere carriera e il proprio posto fisso duramente guadagnato. Infine ci immedesimiamo nelle vicende tragicomiche di un boss che si rifugia nell'investimento borsistico per cercare di raccimolare in poco tempo la somma che gli permetta di far uscire di galera un compagno a cui tiene molto.
La grande maestria narrativa di Johnnie To si misura e valuta nella sua eccezionalita', con la capacita' di questo abile uomo di cinema di districarsi serenamente e con perfetto controllo su piu' storie che necessitano ognuna di un proprio ritmo, di un proprio tempo per uno svolgimento che spiazza lo spettatore, che quasi sino all'ultimo non sa capacitarsi di come si possa venire a capo di una matassa cosi' eterogenea. 
E anche il ritmo, che parte piano e sembra perdersi in dettagli che poi avremmo rimpianto di non aver visto, prende via via a farsi sentire, la tensione matura gradualmente e la violenza, poca, mai gratuita e dosata con efficacia ed eleganza, lascia questa volta il posto spesso ad un tipo di coercizione differente e sempre piu' diffusa: quella del ricatto morale, dell'umiliazione, della denigrazione davanti agli altri senza alcun pudore. Emblematico e forse anche il piu' riuscito e' l'episodio della bancaria, che, ultima in classifica nel collocamento di fondi di investimento pericolosi e letali come mine antiuomo, non viene nemmeno presa in considerazione dalla direttirce ma lasciata in disparte, nell'oblio della vergogna che non merita neppure un cenno di disprezzo, indegna di ogni commento come l'ultimo dei falliti in una societa' di squali che vivono sulla pelle dei poveri umili ed ignoranti che ancora riescono a fidarsi di un sorriso e di un volto pulito e sorridente. Tutta la parte stupenda del collocamento dei titoli all'anziana pensionata che sogna guadagni facili in poco tempo, con tanto di telefonata registrata e concordata come davanti ad un uccellino ammaestrato, e' un percorso agghiacciante di grande cinema che sembra fantascienza, non fosse che capita comunemente tutti i giorni presso ogni piu' anonimo e ordinario sportello bancario del nostro paese, visto che pure da noi come ovunque la sete di conquista e la scalata al successo sono le uniche cose per cui vale la pena di andare avanti, in una vita a tutti gli effetti "senza principi", dove la tutela del consumatore e' solo l'alibi codardo e troppo facile per illudere la povera gente che ama ancora fidarsi di uno sguardo gentile e di false promesse allettanti quanto ingannatorie.

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