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Alps

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Alps

di maurizio73
6 stelle

Quattro persone, due uomini e due donne, decidono di fondare una bizzarra agenzia di recitazione in cui gli stessi componenti si prestano ad impersonare i ruoli di persone decedute, sostituendosi ad essi nelle rispettive famiglie per quattro ore settimali, e riproducendone esattamente abitutidi e gestualità con lo scopo di consolare i parenti per la loro perdita e renderne così meno doloroso il distacco. Allontanata forzatamente dal gruppo per averne trasgredito le regole ed il rigido protocollo di comportamento, una componente scoprirà sulla propria pelle le drammatiche conseguenze di questa assurda recita.

 

Locandina internazionale

Alps (2011): Locandina internazionale

 

Definito dal suo autore come uno psicodramma della finzione che si pone anteticamente rispetto al precedente Knodontas (2009) per la volontà dei personaggi di rifuggire in quello dall'artificio fanciullesco di una prigionia familiare come per quella dei protagonisti di questo film di entrarvi a farne parte, questa grottesca commedia delle parti ha il gusto metacinematografico dell'adesione ad un ruolo che si pone come antidoto rispetto all'irrevocabile processo in cui si esaurisce la recitazione, tanto che si tratti della realtà in cui ciascuno è chiamato ad intervenire (la ginnasta che vorrebbe passare a qualcosa di più pop, l'infermiera che accudisce l'anziano padre sostituendosi alla figura della madre scomparsa) quanto nella finzione di una rappresentazione del reale (quella degli attori del film, quella dei personaggi che vorrebbero interpretare, quella delle persone decedute a cui si vorrebbero sostituire) e che finiscono per costituire gli aspetti di un dualismo dove rimane incombente e minaccioso il senso di una inevitabile estinzione.

 

Knodontas (2009): Una scena del film

 

Alps (2011): Angeliki Papoulia

 

Alps (2011): Ariane Labed

 

Come in un grottesco meccanismo pirandelliano, i protagonisti del film di Lanthimos sono personaggi in cerca di un autore che li salvi dal loro annichilimento, trasferendo il senso di disperazione e di impotenza che sta nell'inevitabile destino dei processi ontologici (quello della rappresentazione teatrale come della vita reale di ciascuno) nell'assurda pantomima di un'elaborazione del lutto inesorabilmente destinata al fallimento e dove non pare esservi scampo nè alla morte in sè nè tantomeno all'artificio della grottesca messa in scena che la vorrebbe esorcizzare. Non c'è scampo nell'arte sembra volerci dire l'autore, perchè non c'è scampo nella vita reale e l'inutile processo di sostituzione non fa che esasperare questa straziante consapevolezza.

 

 

Alps (2011): Ariane Labed

 

Sullo sfondo di un cinema tanto radicale e nichilista, il vuoto di valori di una realtà sociale di cui si intravedono le macerie e nello stesso tempo l'incapacità di rinvenire al prorpio interno le risorse per una rinascita culturale che non si riduca allo scimmiottamento dei modelli d'oltreoceano (i divi di Hollywood o quelli della musica pop) od alla stanca ripetizione di un vissuto senza senso e senza speranza. Pur nell'ambizione di un linguaggio che mira alla rarefazione ed all'astrazione grottesca, Lanthimos riesce a mantenere un rigore formale ed una coerenza del registro che ne fa uno dei più interessanti innovatori del cinema ellenico contemporaneo.

 

 

Bravissima l'attrice feticcio Angeliki Papoulia, già presente nel precedente Kynodontas , nel ruolo di una donna esasperata nel cortocircuito tra la finzione di una vita insoddisfacente e quella di una rappresentazione del fallimento. Osella d'Oro per la migliore sceneggiatura (scritta dall'autore a quattro mani insieme al solito Efthymis Filippou) alla  68ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del concorso principale al Sydney Film Festival nel 2012.

 

 

 

 

 

 

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