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On the Road

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Regia di Walter Salles

Con Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Tom Sturridge, Viggo Mortensen, Amy Adams, Alice Braga, Steve Buscemi... Vedi cast completo

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Trama

Sul finire degli anni Quaranta, l'aspirante scrittore Sal Paradise (Sam Riley) conosce Dean (Garrett Hedlund), un giovane appena uscito dal riformatorio e poco tollerante con la morale borghese. Due anni dopo, i due si ritrovano casualmente a New York, dove in compagnia anche di Marylou (Kristen Stewart), la giovane moglie di Dean, decidono di affrontare un viaggio per il paese, vivendo in maniera selvaggia e rompendo ogni schema e tabù. Oltre a dare nuova ispirazione a Sal, le notti a base di sesso, musica jazz e alcool, permetteranno ai due di ritrovare vecchi amici ma anche di conoscerne di nuovi, come Old Bull Lee (Viggo Mortensen) e la moglie Jane (Amy Adams).

Approfondimento

UN MITO DELLA LETTERATURA

Dal 1947 al 1951, affiancati dalle loro vari(opint)e fidanzate, gli scrittori Jack Kerouac e Neal Cassidy attraversarono in lungo e in largo l'America. Il loro viaggio nascondeva una affannosa ricerca della libertà, scandita da incontri fuori dall'ordinario con jazzisti, vagandondi, operai, poeti e muse. Il resoconto di quell'avventura, qualche anno dopo, arrivava sugli scaffali delle librerie sottoforma di un libro che avrebbe finito per cambiare la controcultura americana e diventare il simbolo di intere generazione. Ispirate, infatti, dagli anni selvaggi che Kerouac e Cassidy trascorsero vagabondando, le pagine in gran parte autobiografiche di On The Road - in cui Kerouac e Cassidy vengono proiettati nelle figure di Sal Paradise e Dean Moriarty - si sono trasformate in un capisaldo cult, venerato sia dagli adolescenti sia dagli intellettuali degli ambienti universitari e capace di continuare a vendere, mezzo secolo dopo la sua pubblicazione, più di 100 mila copie all'anno in ogni angolo del mondo. Scritto di getto in sole 3 settimane, On the Road ha lanciato uno stile di scrittura libero e innovativo, ispirato dall'amore di Kerouac per le sezioni improvvisate di jazz, che inizialmente ha rappresentato un ostacolo per la sua diffusione. Ultimato nel 1951, fu pubblicato per la prima volta solo nel 1957 per conto della Viking Press, dopo aver subito un processo di revisione e rielaborazione dei contenuti. Il successo fu talmente clamoroso che nel giro di poco tempo Jack Kerouac si ritrovà, suo malgrado, a essere eletto a baluardo della beat generation, il movimento letterario sorto negli anni Cinquanta del Novecento contro il dilagante consumismo. Gli ammiratori del romanzo però, dimenticando che raccontava di eventi accaduti quasi un decennio prima, travisarono il contenuto intravedendovi una connotazione ideologica che in esso non era contenuta: lo stesso Kerouac molte volte ribadì che On The Road, lungi dall'essere un romanzo politico, è innanzitutto la storia di un'esperienza intensa, esaltante e assoluta, ossia di un viaggio sensuale e sconsiderato che nasconde un vibrante appello al senso di libertà.

ECHI DI KEROUAC

Sfuggendo alle intenzioni dello stesso Kerouac, la dimensione atemporale e universale di On The Road ha fatto sì che numerosi scrittori, poeti e artisti ne seguissero la scia. Nel campo letterario, seguaci dell'opera di Kerouac possono essere considerati Hunter S. Thompson, Thomas Pynchon e, più recentemente, Haruki Murakami. In campo musicale, si ravvisano echi di Kerouac nei testi dei Beatles, dei Doors, di Bob Dylan, Tom Waits e Kurt Cobain. Il mondo cinematografico, poi, ha attinto a piene mani da On The Road realizzando opere che, definite "di vagabondaggio" da Stéphane Benaim, oggi vengono comunemente chiamate "film on the road". Easy Rider (1969), Paris, Texas (1984), Thelma & Louise (1991) e Into the Wild (2007) sono solo alcuni degli esempi più eccellenti. Nonostante il forte legame tra il libro e la settima arte, ci sono voluti decenni e decenni prima che On the Road fosse trasposto sul grande schermo per via della fatica che richiedeva l'adattamento dei versi, mitologicamente contorti, della scrittura di Kerouac.

LA LETTERA A MARLON BRANDO

"Troppo lungo ed elaborato. Irregolare, frammentato e troppo costoso. In poche parole: impossibile da adattare". Queste erano le parole che circolavano nell'ambiente cinematografico ogni volta che qualcuno proponeva di realizzare una trasposizione di On The Road. Nel 1957, con il romanzo fresco di stampa, Jack Kerouac indirizza una lettera (scoperta solo nel 2005) a Marlon Brando, in cui gli propone di acquistare i diritti del libro per farne un film con Brando nei panni di Dean e lo stesso Kerouac in quelli di Sal. Annoiato dalla scrittura, Kerouac aveva in mente di far qualcosa di nuovo che rivitalizzasse la sua esistenza. Preso dall'euforia dell'ipotetico progetto, nella stessa lettera si dilunga su alcune indicazioni di regia, descrivendo come eseguire alcune delle inquadrature e immaginando che le scene in auto vengano riprese da una cinepresa piazzata sul sedile anteriore della vettura in modo da fotografare sia la strada percorsa sia i volti dei due protagonisti.
Da bambino, Kerouac aveva una passione smisurata per il mondo teatrale, soprattutto per il lavoro dietro le quinte. Si spiegano solo in questo modo le rassicurazioni contenute nella lettera a Brando, dove egli stesso propone di riadattare On the Road, comprimendo la trama e inserendo dei dialoghi che avrebbero favorito il lavoro di sceneggiatura. Sulla lettera, però, vige un alone di mistero, tanto che Roman Coppola, produttore del film di Walles, nutre dei dubbi sulla sua autenticità. D'altro canto, sono tante le leggende metropolitane che si sono diffuse nel corso degli anni sulla possibilità di trarre un film dal testo di Kerouac: a un certo punto si parlò anche di un progetto con Montgomery Clift, successivamente naufragato.

L'OSSESSIONE DELLA FAMIGLIA COPPOLA

Nonostante Hollywood fosse affascinata da On The Road, nessuno aveva mai sfidato le pagine del romanzo e il motivo era semplice: per farne un film occorreva riportarlo nella classica struttura da opera cinematografica, dandogli il classico schema fatto di "inizio-svolgimento-fine". Per la famiglia Coppola, poi, On The Road è stato quasi un'ossessione: prima di Roman, che per decenni ha cercato di sviluppare una sceneggiatura che egli stesso avrebbe voluto dirigere, anche suo padre - il regista Francis Ford Coppola - aveva in mente di realizzarne un film. Sul finire degli anni Settanta, infatti, aveva comprato i diritti del libro proponendo per la regia Jean-Luc Godard ma i tempi lunghi di lavorazione fecero finire il progetto nel dimenticatoio. Nel 1995 l'idea di trarne un film ritornava alla mente di Coppola, affidando allo sceneggiatore Barry Gifford (autore del copione di Cuore selvaggio) l'incarico di lavorare a un nuovo script da sottoporre all'attenzione del regista Gus van Sant. Per una lunga serie di motivi, anche quella volta non si arrivò a nessuna conclusione. L'anno giusto per ritornare a lavorare a un film tratto da On The Road è il 2004, quando al Sundance Festival Coppola resta colpito dal film I diari della motocicletta (2004) del regista brasiliano Walter Salles e affida al figlio Roman il compito di convincere Salles a lavorare all'adattamento dell'opera di Kerouac. Da quel momento, sono serviti 8 anni di realizzazione prima che On The Road fosse presentato al Festival di Cannes del 2012.

Note

Per massacrare così Jack Kerouac ci voleva un talento speciale. E Walter Salles, uno che non ha saputo approfittare di un rigore a porta vuota come la storia del giovane Che Guevara per fare il suo capolavoro, figuriamoci se poteva cogliere l’ispirazione, l’anarchia, l’inquietudine del profeta della Beat Generation. E della sua bibbia, On the Road, appunto. E infatti non le sfiora neanche, tirando su un film noioso e piatto che disinnesca persino le attese scene sexy con Kristen Stewart che, poverina, con il suo pallido broncio non riesce minimamente a raggiungere il carisma e il fascino necessario a essere Marylou, motore inconsapevole e istintivo del libro.

Trailer

Commenti (4) vedi tutti

  • Idea sbagliata in partenza quella di voler (ri)proporre un mito come “On the Road”. Salles ha trasformato un romanzo che trasuda vita e sudore in un prodotto d'intrattenimento pulito e di facile consumo. E questo è imperdonabile.

    leggi la recensione completa di marcopolo30
  • A tratti coinvolge riflettendo lo spirito anarchico che trasuda dalle pagine di Kerouac, a tratti sembra ricalcare quegli stessi stereotipi che hanno trasformato la cultura beat in uno sterile cliché: l'irrequietezza di quegli anni non era fatta solo di sex, drug & jazz'n roll, ma anche di vuoti esistenziali che nel film si sentono poco. Voto: 6-

    commento di ProfessorAbronsius
  • Eh va be', dai, c'hanno provato.

    commento di movieman
  • Noioso tedioso , sono uscito a meta' film.

    commento di wfrcrd
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Recensioni

La recensione più votata è negativa

alan smithee di alan smithee
4 stelle

La trasposizione cinematografica del notissimo romanzo-diario di Kerouac era, tra i film del Concorso a Cannes 2012, forse quella piu' attesa, quella su cui si riponevano piu' speranze per il glamour che un cast forse non sfarzoso, ma che vede coinvolti astri nascenti e vecchie ed apprezzate conoscenze festivaliere, avrebbe potuto suscitare nell'atmosfera superficiale e mondana che ruota in quei… leggi tutto

11 recensioni negative

Recensioni

La recensione più votata delle sufficienti

GIMON 82 di GIMON 82
6 stelle

Dove e come nasce la famosa "beat generation",movimento vitale degli  hippy e di un intera generazione,liberta',droga e sesso,il richiamo incontrastato alla vita senza costrizioni sociali e schemi impostati.La generazione "beat" è di quelle battute o sconfitte dalla societa',dunque si ribella ad essa ricorrendo ad una sorta di "ascesi" ZEN, prolungata dall'uso di droghe,un voler raggiungere… leggi tutto

6 recensioni sufficienti

Recensioni

La recensione più votata delle positive

scapigliato di scapigliato
7 stelle

La beat generation spiegata alla iGeneration. Il risultato è ancora dubbio, ma ciò che conta è che il non-capolavoro di Walter Salles – un film come Central do Brasil non lo rivedremo più – sa colpire sui tre elementi cardine del testo kerouachiano, senza però centrare appieno il bersaglio. Innanzitutto il linguaggio. La celebre “prosa… leggi tutto

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Nel mese di aprile questo film ha ricevuto 4 voti
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