Espandi menu
cerca
La cosa

Regia di Matthijs van Heijningen Jr. vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La cosa

di mc 5
4 stelle

Nel lontano 1982 ebbi modo di vedere il remake che John Carpenter realizzò di "La cosa da un altro mondo" (seminale opera di fantascienza degli anni 50). Il problema è che sono passati 30 lunghi anni e la mia fragile mente ha quasi completamente rimosso quella visione. Sicchè i miei giudizi si baseranno unicamente sulla pellicola in questi giorni nelle sale. Per quel poco che ricordo ed attenendomi alle numerose opinioni raccolte sul web, pare che il film di Carpenter fosse di ottima fattura, intrigante e suggestivo. Cosa che proprio non si può dire di questo film, che peraltro si propone cronologicamente come un prequel rispetto al precedente carpenteriano. Il film del 1982 era reso interessante anche da elementi simbolici che metaforizzavano temi sociali allora di sconvolgente attualità: per esempio in molti hanno intravisto in quell'essere mostruoso rinvenuto tra i ghiacci lo spettro minaccioso dell'AIDS in quegli anni incombente, ma c'è anche chi ha voluto ravvisare nella gelatina racchiusa dentro quelle orrende viscere un riferimento alla vagina femminile. Ebbene, tutti questi sottotesti, qua ce li possiamo scordare. Perchè questo è un film che non pone allo spettatore alcun tipo di riflessione, come invece Carpenter aveva intelligentemente prospettato. No, questo è un film la cui realizzazione si ispira a criteri meramente commerciali. Si tratta di un puro prodotto di intrattenimento, messo in piedi con l'evidente unico scopo di realizzare grandi numeri. E lo si evince per esempio dal cospicuo numero di copie presenti nelle sale, cifre che eguagliano quasi quelle dei più quotati cinepanettoni. E inoltre, vedendo il film e dovendo subire un'orgia di effetti speciali, ci si rende perfettamente conto di come l'elevato budget sia stato impiegato per "spettacolarizzare" al massimo il prodotto e in particolare per fornire allo spettatore ogni possibile dettaglio sulla struttura fisica del mostro. Con buona pace di chi sostiene che l'horror dovrebbe mostrare solo lo stretto necessario in questi casi. E invece no, qui ci sono andati giù pesante, investendo una montagna di dollari per spaventarci con le purulenze gelatinose e tentacolari di questo "simpatico" alieno. Intendiamoci, come da manuale, ci vengono illustrate anche le tipologie psicologiche dei vari personaggi, ma l'indagine sulle dinamiche che intercorrono tra i componenti della comunità è piuttosto di superficie e deve fare i conti con caratterizzazioni stereotipate e poco incisive. Inoltre ho percepito con un certo fastidio il realizzarsi di uno sciagurato corto circuito: un film claustrofobico come pochi, teso, cupo, angoscioso, anzichè essere improntato a suggestioni da b-movie carpenteriano, è invece confezionato secondo criteri patinati, come si conviene ad un blockbuster che nasce con la sola necessità di macinare quattrini. Alla fine il film, nella sua preminente veste spettacolare, funziona e il pubblico da multisala divora popcorn e si diverte, ma il cinefilo non può evitare di storcere il naso. Una spedizione scientifica si avventura tra i ghiacci dell'Antartide e, sistemata in una base, indaga su inquietanti rinvenimenti effettuati in loco. E in particolare gli sforzi sono concentrati sull'analisi di una strana massa aliena che ben presto scatenerà contro quei ricercatori tutta la sua violenza, naturalmente impossessandosi dei loro corpi e nascondendosi dentro le loro umane sembianze. Tutto intorno solo deserti di ghiaccio e tempeste di neve, alimentando uno sfondo più che mai carico di claustrofobica angoscia. L'ho trovato un film triste e deprimente; e se questo è naturale dati sfondo e situazione, l'assenza di qualunque elemento metaforico e di qualsivoglia sottotesto alla fine rende la visione anche piuttosto noiosa. Nel cast si segnalano due nomi. La protagonista femminile Mary Elizabeth "gattamorta" Winstead (dotata di un visetto caruccio ma poco espressivo) e il mitico Ulrich Thomsen, attore danese straordinario che abbiamo visto recitare sia in blockbuster internazionali che in piccoli film di qualità ("Le mele di Adamo"), ma che qui deve piegarsi alle esigenze di un personaggio alquanto prevedibile. In definitiva, dopo un remake carpenteriano a detta di molti pregevole, questo prequel è solo un'esperienza commerciale di cui non si sentiva alcuna necessità.
Voto: 5

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati