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War Horse

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su War Horse

di supadany
6 stelle

Questa volta il mix avventura straordinaria-sentimento-grande evento storico tanto caro a Steven Spielberg non riesce al meglio, infatti il film in questione, pur vantando indubbiamente alcune eccellezze, è troppo dilatato con alcune parti che durano fin troppo quando invece il racconto non offre soluzioni valide a sufficienza per giustificare dilungamenti del genere.

Uno straordinario legame unisce Albert (Jeremy Irvine) al suo cavallo Joey separati solo dall’avvento della Prima Guerra Mondiale dopo aver superato più di un’avversità.

Il cavallo viene venduto per coprire i debiti della sua famiglia all’esercito inglese, ma poi durante la guerra passerà prima ai francesi e poi i tedeschi.

Intanto Albert si arruola nella speranza di ritrovarlo, la forza di volontà ed il coraggio li spingerà oltre gli ostacoli imposti dalle circostanze.

Storia intrisa di amicizia e coraggio che ovviamente non può vantare una gran credibilità (impossibile immaginare che ci sia solo una possibilità che ciò che deve avvenire avvenga) e che alterna comunque buoni momenti filmici ad altri tutt’altro che fondamentali seguendo sempre con attenzione e partecipazione Joey, mentre lo sfondo umano cambia di volta in volta.

Così i primi quaranta minuti costruiscono da un lato il rapporto profondo tra Albert e Joey, introducono un riquadro famigliare segnato dalla vita, ma comunicano in sintesi poco, almeno in relazione al (molto) tempo speso per questa parte di racconto.

Quando poi si entra nel vivo della guerra, il regista si (ci) ricorda di saper filmare scene di massa come pochi altri.

La prima battaglia con la cavalleria inglese all’attacco è breve, ma incorniciata con gran gusto scenico (la progressione dei cavalli tra le spighe è bellissima), mentre quella che precede l’atto conclusivo è convulsa e maestosa, per la mission ricorda lontanamente l’incipit di “Salvate il soldato Ryan”, oltre che sorretta dall’enfasi degli eventi (il cavallo che fugge a perdifiato, la sua liberazione dal filo spinato con tanto di pausa della belligeranza e il coraggio del giovane Albert).

Gli aspetti più positivi sono poi la scelta di raccontare la storia seguendo le peripezie del cavallo protagonista (con tutti i legami che trova nei vari schieramenti ed il regista è quasi superlativo nell’inseguirlo trasmettendo emozioni), anche se sarebbe più consono alle circostanze utilizzare il plurale visto che tra cavalli si instaura un rapporto tremendamente umano, e l’illuminazione degli interni con luce naturale il che offre risultati davvero brillanti, per quanto questo sia più un particolare che un dettaglio chiave.

Purtroppo alla pellicola mancano un po’ di amalgama e di continuità, in più circostanze non scatta quella scintilla necessaria in una storia che vuole parlare dritto al cuore e al contempo a volte si esagera con la ricerca dell’empatia andando incontro ad una retorica probabilmente inevitabile, ma comunque fin troppo accentuata.

Così questo “War horse” non rimarrà di certo negli annali dei film migliori del regista che se da un lato sa cosa fare per far breccia dall’altro non riesce a sintetizzare al meglio la storia peccando anche di profondità in scene non troppo complicate.

Nel complesso rimane un film più che guardabile, ma viste le premesse, vedasi quanto scritto in apertura, una buona occasione parzialmente mancata per fare qualcosa in grado di andare oltre.

Su Steven Spielberg

Strepitoso nel seguire, e rendere assoluto protagonista, il vero protagonista del film, ovvero il cavallo Joey.
Per il resto alterna luci ed ombre, si esalta quando l'azione bellica si erge protagonista, si dilunga troppo nella prima parte e quando il sentimento primeggia a volte esagera, altre volte fa centro, altre ancora risulta quasi stordente.

Su Jeremy Irvine

Principale protagonista solo sulla carta visto che Joey non ci mette molto a soppiantarlo.
Non proprio dotatissimo, comunque volonteroso.

Su Emily Watson

Nei panni della madre di Albert, non ha grandi slanci a disposizione, ma allo stesso tempo possiede l'esperienza ed il mestiere per dare un minimo di spessore al suo personaggio.
Composta.

Su Tom Hiddleston

Un paio di belle scene e poco altro, d'altronde il suo personaggio finisce fuori dai giochi precocemente.

Su David Thewlis

Ruolo che si esaurisce dopo la prima non esaltante mezz'ora.
Passabile.

Su Benedict Cumberbatch

Prova senza acuti, anche perchè di occasioni vere non ne ha a disposizione.

Su Toby Kebbell

Sufficiente.

Su Peter Mullan

Nei panni del padre di Albert, prova dove il silenzio, il dolore di una vita passata in battaglia e la posa sopravanzano le parole.
Anche lui paga pegno per essere protagonista quasi esclusivamente del lungo incipit, però è sempre un attore di classe superiore e ce lo ricorda seppur nel suo piccolo.
Sofferente.

Su Eddie Marsan

Particina nella quale non sfigura.

Su Niels Arestrup

Ci mette classe e passione per quanto la parte del film con lui protagonista non sia il massimo della vita.
Discreto.

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