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The Artist

Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film

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La recensione su The Artist

di ohdaesoo
9 stelle

Comincia la scena.
Lui sospetta di quel tedesco là in fondo e piano piano prova ad avvicinarglisi attraverso il ballo sfrenato.
Balla con lei ma sbaglia scena.
Lui riparte, torna a ballare con lei ma non riesce a smettere di farlo. Scena di nuovo sbagliata.
Lui riparte, tanto è la star, i ciak possono andare avanti all'infinito se sbaglia lui.
Balla con lei ma si mettono a ridere, "STOP!" avrà gridato il regista, sicuro che l'ha fatto, noi non l'abbiamo sentito, ma l'ha fatto, sicuro, eccolo lì pronto per l'ennesimo motore-azione, pronto per un altro ciak.
Ma lui se ne va, sta scena proprio non gli riesce.
Un pò di anni dopo lui vuol morire, la casa sta bruciando, tutto sta bruciando, le sue pellicole, i suoi oggetti, il suo orgoglio, la sua vita.
Stringe nel petto quei ciak sbagliati, probabilmente i momenti più importanti della sua carriera artistica, una carriera impressionante, film su film, successi su successi, gloria su gloria. Tanti onori e ricordi indimenticabili eppure vuol morire con quei ciak.
Il suo magnifico cane, uno di quegli esseri viventi che ci fa vergognare di come noi possiamo credere di esser superiori, il suo magnifico cane fa in modo che lo salvino.
In mezzo c'è tutto il resto, c'è la magia di un cinema muto e di un'orchestra che suona dal vivo, suona e dà una colonna sonora a quello che la gente vede ma non sente, un momento ilare, una tragedia, uno slapstick, un bacio d'amore.
C'è l'importanza del silenzio, il superfluo della parola, chè quando hai un viso che sa trasmettere qualcosa, quando capisci che uno sguardo vale più di 100 ore di chiacchiere, quando ti rendi conto della bellezza che può avere un gesto muto, quando realizzi che il tuo corpo è un laboratorio e che volendo può raccontare l'infinito, allora del sonoro te ne sbatti, e il rumore di una foglia che cade a terra è quasi una bomba atomica.
In mezzo c'è tutto il resto, c'è il trionfo e la sconfitta, l'adularsi e il commiserarsi, la fine di un amore e l'inizio di un altro, l'emozione di nascere una seconda volta in vita.
E c'è una ragazza che si abbraccia da sola immaginando che quella mano sia la tua, un neo che da semplice e dolce punto nero diventa enorme e accecante successo, c'è una mano inghiottita dalle sabbie mobili che richiede disperatamente aiuto perchè è la mano di un uomo che sta veramente affondando, ci sono gli occhi lucidi di quello stesso uomo che vedono e sentono, sentono già, e forse proprio per questo piangono, lei in quel film, c'è un autista che per stipendio vuole l'affetto, c'è un cane che ti tira i calzoni perchè tu sei il suo padrone, la ragione della sua vita e sta cosa qui non devi farla.
E c'è una scena completamente muta e sorda, senza nemmeno l'onnipresente colonna sonora.
Ma è la scena più fragorosa di tutte.
Prima c'è un uomo che sbaglia ciak per quella cosa che Stanislavskiy non poteva prevedere, l'amore.
Poi c'è un uomo che vede ripartire il film della sua vita grazie al suo cane e a lei.
In tutto il mezzo ci sono due attori impressionanti, un film geniale, dolce, divertente e necessario.
In tutto il mezzo non c'è il sonoro, ma la didascalia della bellezza.

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