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Agente 007. Moonraker Operazione spazio

Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Agente 007. Moonraker Operazione spazio

di scandoniano
4 stelle

L’agente segreto James Bond, spedito in California per scoprire cosa ci sia dietro la scomparsa di uno shuttle prodotto dal magnate Drax, finisce a Venezia e poi in Brasile, dove scopre che l’industria spaziale del losco nababbo statunitense è in realtà la punta di un iceberg di un progetto che mira alla creazione  di una nuova razza umana perfetta.

Nell’incipit subito una sorpresa: per la prima volta si rivede un cattivo di un film precedente ritornare ad incrociare i guantoni con Bond: si tratta di Squalo, l’uomo dalla dentatura di ferro del precedente “La spia che mi amava”, che di fatto sarà il villain anche di questo capitolo della saga.

Dall’ironia sempre più preponderante qui si passa alla goliardia mista al cazzeggio, quasi fossero zingarate monicelliane. L’undicesimo capitolo della saga di Bond sconfina abbondantemente nello slapstick e va oltre, facendo dimenticare la dimensione che avevamo imparato a conoscere in quasi 20 anni di Bond al cinema. In concomitanza, ma forse è solo un caso, con l’abbandono del progetto da parte del produttore Saltzman, il franchise cinematografico dedicato all’agente con licenza di uccidere raggiunge un evidente punto di svolta sul piano stilistico e concettuale (già cominciato per la verità col film precedente). Più che la flemma inglese, la preparazione e l’intelligenza, con l’accoppiata Lewis Gilbert-Roger Moore, James Bond diventa sinonimo di umorismo inglese sistematico, infallibilità e superomismo (soprattutto sessuale).

Non c’è più pathos nei duelli di Bond: lo spettatore già sa che sopravvivrà, sconfiggendo il cattivo di turno con facilità disarmante. Stavolta ci provano in aereo, nel simulatore di volo, in una battuta di caccia, sulla gondola, con un samurai, in funivia, sul motoscafo, con un boa, in una navicella spaziale: è forse il film in assoluto in cui Bond scampa a più tentativi di omicidio.

Diventata una (piacevole) consuetudine la collaborazione, la terza, con Shirley Bassey, che canta il tema che dà il titolo al film. Innovativa invece è la presenza di numerosi esempi di product placement ante litteram. Assolutamente fuori luogo la conversione di squalo (che per amore diventa buono e addirittura parla); più che palese l’influenza di “Guerre stellari” nell’architettura del profilmico. Se si cerca un film su 007 tipico, si può pescare quasi ovunque nella serie qualcosa di meglio (nonostante la geniale frase nel finale “Houston ad agente Goodhead, comunicate la vostra posizione!”).

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