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One Day

Regia di Lone Scherfig vedi scheda film

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La recensione su One Day

di mc 5
8 stelle

Questa volta mi sono fatto fregare. Da un film che forse è (FORSE) quella storiella melensina che molti critici hanno come tale recensito, ma sta di fatto che il sottoscritto -soprattutto nella seconda parte- ha pianto non poco. Non è che sia la prima volta che mi capita, io piango abbastanza spesso al cinema e comunque non c'è proprio nulla di cui vergognarsi. Ma stavolta m'è rimasto dentro come un senso di perplessità incombente. E infatti il il mio giudizio critico sul film resta sospeso attorno ad un solo punto: la sceneggiatura è costruita apposta per commuovere, è disseminata di trappole emotive tese allo spettatore. Ciò detto però, si ha la percezione (almeno io l'ho avuta) di non essere alle prese con un'operina furbetta o tirata via, tutt'altro: qua abbiamo la regista danese Lone Scherfig, che proviene dal grande successo di pubblico e critica di "An education" (pellicola che ho molto amato), la quale dirige questo film con molta cura, avvalendosi peraltro di due validissimi attori e di dialoghi quasi sempre spumeggianti. A questo aggiungiamo poi che, per una volta, ogni dubbio sulla trasposizione da un libro è abbattuto in partenza, essendo la sceneggiatura curata dallo stesso autore del romanzo best seller originario, David Nicholls. Insomma, pare che tutto funzioni a dovere. E allora a cosa è dovuta questa punta di insoddisfazione? Cosa c'è che non va? Ma c'è poi davvero qualcosa che non va? Le ho pensate tutte, sono andato a rileggermi le recensioni online (quasi tutte piuttosto tiepide) per individuare le "magagne" evidenziate dai critici, scoprendo di non condividerne nessuna. I principali capi di imputazione sono due."Scopiazzatura di un'idea di base già vista al cinema". E allora? Sì, ho visto anch'io a suo tempo il discreto "Dieci inverni" con Isabella Ragonese, ma -a parte che si tratta di due storie molto differenti- io non vedo nessun peccato in questo richiamarsi ad una idea già sfruttata da altri...Quante volte ciò è già accaduto al cinema? E' condivisione, non copiatura. Altra critica: "C'è poca chimica tra i due attori protagonisti". Non sono per niente d'accordo. Jim Sturgess e Anne Hathaway a me sono sembrati affiatatissimi nel loro rincorrersi, perdersi e ritrovarsi. Diciamo che non è un drammone memorabile, questo lo concedo, anche se poi il precipitare finale degli eventi implica uno snodo narrativo di forte presa emotiva che attribuisce alla vicenda un tono tra il dolente e l'onirico che ho trovato da un punto di vista drammaturgico assai efficace e coinvolgente. Mettiamola così. Io sono uscito dalla sala con ancora il sapore delle lacrime, ma con un dubbio insinuante che si annidava nei miei pensieri, e che si collegava alla frase con cui ho aperto queste righe: "E se mi avessero fregato?". Mi spiego. E' evidente da quanto ho finora scritto che la vicenda mi ha preso (al cuore e allo stomaco), oltretutto con un film ben recitato ed ancor meglio diretto, ma forse (forse) troppo perfetto nella propria architettura emozionale. In altri termini: un buon film, però mosso da un'idea che, scientificamente, sospinge lo spettatore dapprima a crogiuolarsi al calduccio di una malinconia canagliesca e poi -nella seconda parte, quando si aprono le acque del dramma- ecco che il ricatto emotivo pare dilagare senza più freni, inducendo un quasi inevitabile ricorso al fazzoletto. C'è una formula nel linguaggio cinematografico, che si usa in questi casi: "guilty pleasure". Ed è così che io mi sento: colpevole un pò pentito di aver provato il piacere di commuovermi. Anzi pentito credo di non esserlo, se è vero (come è vero) che ancora adesso (a un paio di giorni dalla visione) se ripercorro con la mente certe sequenze del film, percepisco ancora le medesime emozioni. La storia (che racchiude momenti in cui lo struggimento malinconico si fa quasi insostenibile) è quella di due neo laureati i cui destini si incrociano per caso e che, dopo essersi annusati un attimo, simpatizzano generando un rapporto che diventerà subito legame travolgente, qualcosa che non è amore ma (è difficile spiegarlo) una forma di amicizia talmente devastante da andare ben oltre il vincolo che esiste tra due semplici amanti. Qualcosa di fatale, di immenso, di esclusivo, di assoluto. E qui giocano diversi fattori, primo fra tutti il consumato talento di due attori eccezionali che rendono credibile e toccante quella che poteva essere storiellina melensa. Sturgess e la Hathaway sono formidabili nel rendere la sventatezza dei vent'anni e il doloroso passaggio all'età matura segnato da eventi luttuosi ed altri drammi personali, e riescono a conquistare l'attenzione dello spettatore attraverso la storia dolente ed impregnata di malinconia di due persone che -pur così diverse- il destino ha fatto incontrare e le cui vite saranno legate anche oltre la morte. Un amore senza fine, la cui narrazione sfiora le trappole della melensaggine senza mai toccarle grazie soprattutto ad una brava e intelligente regista. Nelle vite di questi due ragazzi succede di tutto e di più e sarebbe inopportuno sintetizzare qui quegli eventi (lieti o drammatici), si rischierebbe di stilare un sunto arido, e un film toccante come questo non merita simile trattamento. E' difficile restituire certe emozioni attraverso la parola scritta...è che in certe sequenze si respira un'aria che mi è impossibile descrivere. E non parlo di momenti "amorosi", mi riferisco per esempio a quando vediamo la protagonista pedalare in giro per le strade della città: ecco, in quei momenti, ho provato un'emozione molto forte, di quelle che la mia anima cinefila di eterno ragazzo va cercando da sempre (magari senza saperlo)...immagini che quando all'improvviso te le trovi lì davanti, sullo schermo, avverti una specie di indefinibile languore. Anche solo osservando una Hathaway sbarazzina che va in giro da sola in bicicletta (non è necessario che siano scene madri, anzi meglio se non lo sono). E, a proposito di Anne Hathaway, chi mi conosce sa quanto io abbia sempre avvertito per lei una forte antipatia. Ebbene, il film ha ribaltato completamente l'idea che avevo di questa attrice. Anche perchè così brava e credibile non l'avevo vista mai. Finalmente interprete sensibile e non l'eterna sciocchina che conoscevo e detestavo. Ma una segnalazione la merita anche la splendida Patricia Clarckson, ormai una veterana, il cui talento rende quasi indimenticabile quello che è tutto sommato un piccolo ruolo. Concludendo. Una gran bella storia d'amore, che una valida regia e due ottimi attori rendono interessante e non melensa. Non mi pare poi così poco.
PS: Credo che un giorno o l'altro scriverò un saggio su "La Bicicletta nel Cinema Contemporaneo".
voto: 8 +

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