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Monsieur Verdoux

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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La recensione su Monsieur Verdoux

di mondolariano
8 stelle

La qualità dei dialoghi - oltre che delle musiche - è nettamente inferiore rispetto a “Luci della ribalta”. L’arringa finale durante il processo avrebbe dovuto spiegare meglio la metafora della storia, tanto più che si tratta di una metafora di difficile comprensione. Infatti, nonostante la critica al bigottismo della borghesia che si alimenta foraggiando il male (in questo caso l’industria bellica), mi sembra eccessivo prendere come esempio l’omicidio di massa perpetrato dalle guerre per giustificare la liceità dell’omicidio inteso come semplice lotta di sopravvivenza. Per quanto metafora, è un punto di vista molto ambiguo. Certo, Chaplin ha scelto di vestire i panni dell’assassino per aggravare la denuncia morale al sistema; ma non ha avuto il coraggio di inserire anche Roosevelt nel filmato d’epoca insieme ai dittatori fascisti, visto che proprio gli Stati Uniti devono la loro potenza grazie ai capitali immessi dagli armaioli durante la Seconda guerra mondiale (specie se si vuole denunciare l’ipocrisia di un sistema democratico da tutti riconosciuto). Né vi compare Stalin, autore della celebre frase ripetuta da monsieur Verdoux: “un omicidio è delinquenza, un milione è statistica”. Sarà forse a causa delle simpatie comuniste di Chaplin, che costò al genio anglosassone la pena del boicottaggio artistico?

L’idea più riuscita, se mai, sta nel fatto di subordinare al male perfino l’unico motto di compassione che trapassa l’intero film, ossia la pietà nei confronti della povera ragazza di strada, che si arricchirà sposando appunto un fabbricante di armi. Il male stesso è subordinato a sua volta alla comicità del protagonista, completando così l'antinomia di questo quasi-capolavoro.

I fiori hanno una grande importanza nella scenografia: il giardino della scena di apertura, le rose inviate all’ultima vittima, la serra dove Verdoux si nasconde per evitare di essere visto dall’altra moglie.

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