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La Talpa

Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film

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La recensione su La Talpa

di maso
10 stelle

Aldo :- Non c’ho capito niente, ma ho indovinato chi era la talpa -: 

Il Maso :- Io invece ho capito tutto, e non mi sono neanche posto il problema di indovinare chi fosse la talpa: a conti fatti non è neanche l’aspetto fondamentale di questo film che è già leggenda per via dei suoi due titoli così enigmatici, ma io ne aggiungerei un terzo chiarificatore “LA SOLITUDINE DELL’AGENTE SEGRETO”.  

Nel siparietto con il mio vecchio a proiezione appena conclusa ci sono già diversi spunti per parlare di questo film meraviglioso tratto da un arcinoto romanzo di John Le Carrè ambientato in piena guerra fredda.              

La storia inizia frammentaria, l’asse temporale è destrutturato, ci viene introdotto un personaggio e ci tocca aprire un cassettino nella mente per tenerlo li, ci viene illustrata una situazione che immagazziniamo con velocità per riporla nel comò della nostra testa, un flash significativo su un carattere fondamentale impressiona la pellicola della nostra memoria mentre Gary Oldman nei panni di Smiley fa irruzione nel film con la sua presenza flemmatica e comincia a ricomporre il mosaico e a cercare di scoprire chi sia la talpa. Incaricato dall’anziano capo del controspionaggio inglese, l’esperto George Smiley accede alla stanza dei bottoni dell’Intelligence Secret Service britannico per scrutare negli occhi i quattro papabili aspiranti al ruolo dell’infiltrato grillo canterino che fa il doppio gioco e spiffera tutto al Cremlino, Smiley è un agente freddo e scaltro, si aggira negli appartamenti a caccia di indizi, naviga fra le scrivanie degli uffici con circospezione osservando con distacco l’agire dei sospetti sotto osservazione e rievoca con la mente i legami extraprofessionali che fanno si che i suoi colleghi siano una famiglia vera e propria in cui non è tutto alla luce del sole, anzi il sotterfugio ed il sospetto sono parte del loro vivere e del loro agire, in diverse scene ho notato come ci venga inculcato un dubbio che rimane sospeso a mezz’aria finché la sequenza non si chiude chiarendolo o amplificandolo ancora di più, una trovata geniale e molto stimolante per la psiche.                   

Il film riceve uno scossone quando Smiley trova rifugiato nel suo alloggio Ricky Tarr, un agente giovane, amareggiato e ricercato, ci viene illustrata la sua missione a Istambul: mentre tampinava un agente russo ha trovato l’amore di Irina che gli ha fornito le informazioni base per aprire il dossier “La Talpa”, ma la ragazza gli è stata portata via e lui vuole ad ogni costo ritrovarla per non invecchiare come i suoi superiori senza una famiglia,  proprio in questo frangente il film comincia poco a poco a sbrogliare la matassa intrecciata fino a quell’istante ma allo stesso tempo si comincia a vedere più chiara la personalità e la vita privata di queste spie incatenate nel loro ruolo, costrette a tradire persone che amano ed amare persone che non amano, costretti ad andare contro la propria natura, condannati ad uccidere con le proprie mani il sogno di una vita o a vestire i panni di un orco senza sentimenti.                                             

Ogni personaggio e noi con lui scoprirà i suoi perché senza ni e senza se in un finale che mi ha fatto ricordare il miglior Lelouch visto che i primi piani e i gesti pieni di umana umanità degli agenti che ci hanno intrattenuto fino a quel momento sono pennellati da una versione meravigliosa di “La Mer” cantata da Julio Iglesias sopra un arrangiamento all’organo Hammond che suggella il romanticismo sconfinato che traspira fra i cablogrammi e i telefoni analogici di questo meraviglioso film di spionaggio che da un certo momento in poi punta il mirino sulla fragilità dell’essere umano tanto che venire a conoscenza di chi sia la talpa è per certi versi meno importante di conoscere il legame che unisce Prideaux e Haydon, o scoprire il punto debole di una spia irreprensibile come George Smiley.                      

Io come di consueto non ho letto il romanzo e non posso disquisire su eventuali differenze con il film ma ho la netta sensazione che questo risvolto sentimentale e romantico sia completamente assente nel libro e quindi non posso che elogiare Alfredson nella scelta di avergli dato questa sfumatura oltre ad aver filmato meravigliosamente la bella sceneggiatura che aveva sottomano: ci sono tantissime sequenze memorabili anche forti come un uccisione a sangue freddo con pezzi di cervello che si incollano al muro per poi cadere a terra, o la scena in cui Ricky Tarr si precipita al porto alla ricerca disperata di Irina e lo vediamo correre davanti ai nostri occhi in un rapido piano sequenza in cui all’improvviso compare la ragazza in barella ma solo a noi è dato modo di vederla sbucare sul molo mentre l’agente segreto si perde nei meandri della stazione marittima, un omaggio ad Hitchcock con una sequenza identica per struttura a “The rear window”, la cura maniacale nel catturare le espressioni in primo piano del suo cast perfetto in ogni singolo ruolo tra cui si erge come un minareto Gary Oldman che meriterebbe a mani basse di concorrere per un riconoscimento importante a coronamento di una carriera significativa anche se altalenante, basterebbe l’ultima scena in cui George Smiley sembra perdere per un istante i sensi e la sua flemma per ricoprire di applausi la sua splendida caratterizzazione.

“Tinker, Tailor, Soldier, Spy” è un film bellissimo che stuzzica le capacità di interpretazione degli amanti del grande cinema, per cui se siete dei coglioni patentati abituati a vedere film in cui lui ama lei e lei ama lui e vissero felici e contenti in cui non c’è niente da capire e tutto sta sotto ‘o ciel non andate a vederlo e concentratevi sulla solita minestra riscaldata vista e stravista altrimenti potrebbe venirvi un ictus cerebrale e potreste compromettere seriamente l’integrità della vostra povera cellula solitaria a zonzo nella distesa di semi di anguria all’interno della vostra bella testolina, potrebbe sembrare che io stia dando del coglione a mio padre ma così non è visto che lo conosco bene ed è molto svogliato nel seguire un film complesso come questo: se le sue palpebre non lo tradiscono capisce eccome anche più della sua creatura delle tenebre che è l'autore di questa review. 

                                                                                                                                         

 

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