Regia di Tarsem Singh vedi scheda film
Nel cinema di Tarsem conta solo l'immagine e la sua forma, esaltante l'estetica turgida e ipertrofica dei corpi. E' un'esperienza visiva e, per certi versi, "tattile", che attinge tanto dall'iperrealismo drammatico di Caravaggio di Bernini e, in particolar modo, dalle atmosfere tetre e minacciose della pittura tardo ottocentesca di Bocklin, passando attraverso il repertorio splatter e sanguinolento dei fumetti manga, come appagante pretesto erotico e sensuale. Tecnicamente possibile grazie a un uso più audace che azzardato di fermi immagine, rallenty e fast-motion.
Il plot è totalmente secondario, parlare di "attinenza filologica" alla storia o al mito, è totalmente banale. Del resto l'approccio anacronistico all'epica fu affrontato sin dai tempi di Omero. Ecco che nella Grecia minoico-micenea di Tarsim prolifera una variopinta ed eclettica commistione di stili e di culture: quella arabo-indiana che distingue le Vergini dell'Oracolo, quella bizantina delle armature dorate degli dei ellenici, e, ancora, cupole romane, colossali ziggurat sumerici e colonne egizie.
Tutto ruota intorno alla resistenza dei Tartari, guidati dal giovane Teseo, contro il popolo invasore del Re Iperione, responsabile di eccidi e stermini senza pietà. Nel mezzo, la battaglia tra i Titani e gli dei ellenici.
Anche i fisici dei protagonisti prevalgono sulla loro espressività: quelli muscolosi di Henry Cavill e Luke Evans, rispettivamente il giovane e affascinante Teseo e il turbolento Zeus, la bellissima Freida Pinto (L'Oracolo), lo sfregiato e "orribile" Mickey Rourke (Re Iperione).
Siamo più vicini all'epopea supereroistica, quella milleriana di 300, ma con maggiore liricità rispetto al grezzo Zack Snyder.
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