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Tutta colpa della musica

Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film

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La recensione su Tutta colpa della musica

di supadany
5 stelle

Rispetto agli ultimi film realizzati, questo offre qualche segnale di risveglio da parte di Ricky Tognazzi (almeno in veste da regista) che propone una commedia sentimentale per certi aspetti “fuori dal coro”, ma comunque appiedata da alcuni difetti, alcuni consuetudinari (battute fuori posto), altri di natura più legata alla difficoltà di rendere più vive le immagini nei momenti che contano.

E’ arrivata l’ora della pensione per Giuseppe (Marco Messeri) che non ha nessuna voglia di passare il suo tempo in casa con moglie (Monica Scattini) e figlia (Arisa) e trova nel suo migliore amico Nappo (Ricky Tognazzi) la possibilità di rivolgere il suo sguardo altrove, per la precisione nella musica e in un coro che lo stesso ha da tempo creato.

Qui conosce Elisa (Stefania Sandrelli) e se innamora, ricambiato, ma anche lei ha una vita tutt’altro che libera da pensieri, mentre Nappo finisce tra le grinfia di una bulgara giovane, bella e arrivista.

Il film di Tognazzi si presenta bene, soprattutto grazie all’introduzione della figura di Giuseppe con l’incubo della fine della vita lavorativa (che invece deve essere visto come punto di ripartenza), la famiglia che non ti lascia rifiatare e poi il cuore che (finalmente) ricomincia a battere ed in tutto questo una parte consistente del merito va senza dubbio a Marco Messeri, gradevole e semplice.

Purtroppo il suo contraltare in scena, ovvero Nappo, per buona parte non fa che ricordare quei personaggi abusati e dei quali non se ne sarebbe sentita la mancanza con la conseguenza che il film finisce con l’alternare una storia carina dedicata al risveglio dei sensi ed un’altra povera di spunti.

Quando poi questi arrivano verso il finale, il tentativo di ricordare la commedia italiana che fu (mescolanza di sentimenti, un tono più caustico, la volontà di non mettere per forza tutte le cose a posto) fallisce, un po’ per la mancanza delle battute giuste (vedasi Nappo in ospedale), un po’ per mancanza dell’idea, narrativa o registica che sia, in grado di far lievitare la scena.

Tutto questo mentre il contorno viene solo saltuariamente ripreso (vedi il personaggio di Arisa e la famiglia di Elisa con problemi trattati con troppo distacco), quando visto che il film dura poco più di ottanta minuti un po’ d’inchiostro si sarebbe potuto spendere per buoni propositi che invece così rimangono per lo più tali.

Così rimane prevalentemente una pellicola piuttosto debole, con qualche buona idea (soprattutto di partenza) ed un attore spesso sottovalutato che diventa per una volta protagonista con pieno merito, nettamente maggiore di quanto non ne abbia l’opera di Tognazzi.

Affrettato.  

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