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Crazy, Stupid, Love.

Regia di Glenn Ficarra, John Requa vedi scheda film

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La recensione su Crazy, Stupid, Love.

di nickoftime
4 stelle

Ci sono film che sembrano fatti apposta per confondere lo spettatore. Si presentano in un modo e poi, quando sei in sala diventano qualcos’altro. "Crazy, Stupid Love" ne è un esempio.Reclamizzato come una versione adulta di “Hitch”, con Ryan Gosling (Jacob) nei panni di Will Smith, e Steve Carell (Carl) in quelli di Kevin James, la pellicola in realtà si rivela come l’ennesima rappresentazione delle pene d’amor perduto raccontate attraverso una serie di storie destinate ad incrociarsi in un finale da Happy end.
Una contentezza poco condivisibile dallo spettatore, costretto a sorbirsi due ore di tira e molla, tra teen ager alle prese con le prime pruderie, baby sitter innamorate del datore di lavoro, ed adulti come bambini, intenti a giocare al teatrino dell’amore. Situazioni costruite ad arte per dimostrare l’assioma del titolo, come quella del giovane seduttore che rifà la scena clou di "Dirty dancing" per conquistare la sua preda, oppure la dichiarazione d’amore di un marito alla propria moglie di fronte ad una platea di sconosciuti. Cose già viste oppure inserite senza un minimo di convinzione. Peccato perché i minuti iniziali avevano fatto ben sperare, grazie ad un ambientazione, quella del piano bar che fa da sfondo all’incontro tra Carl e Jacob, simile per atmosfere e circostanze all’ Edward Hopper di Nighthawk, e per quel misto di disperazione e guasconeria che si incrocia negli sguardi di due uomini che non condividono la stessa felicità. Ed invece dopo qualche sequenza ad effetto, comprensiva di rallentì che esaltano il magnetismo del secondo, ed enfatizzano le difficoltà del primo, apprendiamo che il segreto per riacquistare la propria virilità si nasconde dietro il cambio del guardaroba. Roba da restare di sasso ed invece è proprio così: da quel momento il marito nerd diventerà uno sciupafemmine di prima categoria, tanto da arrivare a mettere in discussione la supremazia del suo maestro. Del resto, purtroppo, abbiamo già detto.

(pubblicata su Roma giorno e notte)

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